BARI – Quello che fino ad ora sembrava già così un pasticcio, diventa un caso vero e proprio. Comincia con un esposto in Procura il nuovo anno della Regione Puglia. Il punto è, come vi abbiamo riportato nei giorni scorsi, l’emendamento della consigliera pentastellata Antonella Laricchia che punta ad esercitare un controllo, da parte di Commissioni e Consiglio regionale, sulle nomine politiche della giunta e arginare la possibilità di dare incarichi a chi non è riuscito ad essere eletto alle regionali. Insomma poltrone e strapuntini da attenzionare e controllare.
La notte della maratona di bilancio, in prima battuta si ritenne bocciato l’emendamento perché 24 voti a favori seppur la maggioranza non furono ritenuti sufficienti, in fase di bilancio ne servono 26. La Laricchia si oppose, non solo quella notte ma anche inviando due pec all’ufficio di presidenza nei giorni successivi per dimostrare come lo Statuto sia chiaro: per gli emendamenti normativi e non finanziari occorre la maggioranza semplice. Tesi risultata vera, tant’è che l’Ufficio di presidenza fu costretto ad un dietrofront dichiarando l’emendamento approvato. Che è successo, dunque, dopo? Che il governatore Emiliano il 31 dicembre ha dovuto promulgare la legge comprensivo dell’emendamento Laricchia. Ma subito dopo ha scritto tanto alla presidente del Consiglio Capone che alla Procura per dire che no, qualcosa non va. Se il voto elettronico dice che l’emendamento è respinto, non può essere promulgata una legge che lo comprende. E tantomeno, dice, si può correggere con un atto d’ufficio una legge votata in aula. L’unica strada è che sia lo stesso Consiglio a modificarla.
Ma ora, dunque, lo scontro diventa tutto politico. Tra Emiliano e la Capone e la Laricchia e il governatore. Per la pentastellata, infatti, quella di Emiliano è una “reazione scomposta”e che già gli interventi in aula dimostravano un tentativo di condizionare l’ufficio di presidenza. “L’intervento della magistratura – dice – farà chiarezza su entrambi gli aspetti”. La questione sarà risolta definitivamente in aula, chiarisce la presidente del Consiglio, Loredana Capone. Ma aggiungendo anche, “di aver rispettato il voto dell’aula che è sovrana in democrazia”. “Sono donna delle istituzioni – aggiunge – e questi principi sono il cardine della mia azione quotidiana. L’ufficio di presidenza – ha spiegato la presidente – ha preso atto dell’errore formale e ha necessariamente sanato una situazione”.