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Caso Twiga, l’Anm: i magistrati non sono irresponsabili boicottatori

Twiga, il confronto si allarga. Ora a difendere l’operato dei magistrati interviene l’Anm, l’associazione nazionale magistrati, che replica a Briatore e anche al sindaco Poli Bortone: “Riesce davvero difficile giustificare le accuse di malagiustizia – si legge in una nota della Anm – non si possono far passare i magistrati come irresponsabili boicottatori di iniziative imprenditoriali”.
Così scrive Vincenzo Scardia, il presidente della giunta distrettuale dell’associazione nazionale magistrati.
La nota segue un acceso dibattito innescato dalle dichiarazioni dell’imprenditore Flavio Briatore che, dopo la sentenza di secondo grado che ha assolto alcuni imputati mentre per altri ha dichiarato la depenalizzazione o la prescrizione del reato, ha ricordato gli “otto anni d’inferno” trascorsi dagli investitori del Twiga parlando di malagiustizia.
Nel ricostruire il dibattito seguito alla sentenza di appello, l’Anm ha ricordato anche le parole del sindaco poli bortone che ha evidenziato come …ci siano voluti otto anni per arrivare a una sentenza favorevole agli imprenditori ”, auspicando “…un maggiore equilibrio tra l’iniziativa privata e l’azione di controllo esercitata dalle istituzioni” fino a ricordare che “personalismi ed eccessi in delicate valutazioni, da qualunque parte vengano, rischiano di rendere un cattivo servizio al territorio”.
Alle parole di Briatore e del sindaco è seguita la nota del procuratore facente funzioni Guglielmo Cataldi, intervenuto per chiarire che non si tratta di assoluzioni, perché sull’esito della decisione pesano la depenalizzazione dell’abuso d’ufficio e la prescrizione per il reato di falso. Il procuratore ha aggiunto pure che pende in primo grado il processo per le vicende corruttive connesse anche alla realizzazione del Twiga”.
Con il suo intervento l’Anm si schiera in difesa della Procura. “La magistratura – si legge nella nota – ha doverosamente esercitato il controllo di legalità con rigore, equilibrio e nel consueto rispetto dei diritti di tutte le parti. Il presidente Scardia ha poi stigmatizzato una così aspra disapprovazione dell’operato di chi ha indagato e giudicato su quei fatti. Far passare i magistrati che si sono occupati della vicenda processuale come irresponsabili boicottatori di iniziative imprenditoriali, di chances occupazionali e dello sviluppo del territorio si traduce in una gratuita delegittimazione dei colleghi, che non trova alcuna giustificazione nell’obiettiva lettura della conclusione del giudizio in appello.
Riesce davvero difficile – conclude il presidente Scardia – giustificare le accuse di malagiustizia, di danni economici e occupazionali che l’iniziativa giudiziaria avrebbe cagionato; il richiamo ad un maggiore equilibrio; la stigmatizzazione di (non meglio precisati) personalismi ed eccessi.

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