LECCE – “Per evitare che gli appetiti delle mafie diventino un reale rischio per le risorse del PNRR, si rende necessario uno stringente controllo sulle erogazioni dei fondi pubblici, incrementando di pari passo il monitoraggio delle attività imprenditoriali ed economiche”. Parte da questa premessa generale l’ultimo report della Direzione Investigativa Antimafia riferito al secondo semestre dello scorso anno. Ad essere sorvegliati speciali, in questo particolare periodo storico – è scritto – sono i fondi pubblici, tanto appetibili quanto pericolosi nelle mani sbagliate.
Il tema delle infiltrazioni mafiose nel tessuto politico ed economico-imprenditoriale, di fatto, resta il più scottante anche in provincia di Lecce, qui dove l’assetto criminale (in termini di storici sodalizi) resta intoccato – si legge – ciò che evolve, invece, sono le mire espansionistiche dei clan, sempre più ambiziose e pronte a travalicare i confini, anche nazionali.
Se da una parte il core business delle consorterie locali resta lo spaccio – come dimostrato dalle operazioni e conseguenti maxi confische del semestre in esame – dall’altra parte i tentacoli estesi sulla pubblica amministrazione si fanno sempre più allarmanti. La prova, nel periodo analizzato dalla DIA, è nell’operazione della Guardia di Finanza che ha messo in luce il presunto scambio di favori e regalie tra imprenditori del Gallipolino e funzionari e tecnici pubblici. Tra questi l’ex funzionario regionale del settore Riforma Fondiaria Fasiello accusato di aver dismesso beni ex Ersap favorendone l’assegnazione a persone a lui vicine.
Un presunto giro d’affari che all’uomo avrebbe fruttato, dal 2019, 30 milioni di euro.