Quattordici minori avrebbero vissuto in condizioni di degrado, venendo anche abusati all’interno di una casa famiglia nel leccese. Una struttura che avrebbe dovuto proteggere gli ospiti minorenni, di etù compresa tra i 10 e i 16 anni, italiani e stranieri, e invece si sono ritrovati immersi in un ambiente fatiscente e vessatorio. Una situazione insostenibile che, dopo l’ispezione dei carabinieri del Nas agli inizi del 2023, ha portato alla chiusura del centro. Le indagini, coordinata dal sostituto procuratore Rosaria Petrolo, ha portato ad iscrivere la direttrice della struttura nel registro degli indagati con l’accusa di maltrattamenti aggravati contro familiari. Secondo quanto emerso dalle indagini, i minori avrebbero subito discriminazioni sulla base della nazionalità. Quelli definiti “vivaci”, venivano rinchiusi a chiave, nonostante le difficoltà linguistiche e i bisogni legati al loro credo religioso, come l’impossibilità di consumare determinati alimenti. L’ambiente sarebbe risultato indecoroso e insalubre: porte divelte, pareti imbrattate, pavimenti sporchi. D’inverno i ragazzi vivevano al freddo, con acqua calda disponibile solo per poche ore al giorno. Non vi era abbigliamento adeguato e dovevano provvedere da soli alla pulizia personale, degli ambienti e persino alla preparazione dei pasti. In un occasione, un ragazzino del mali sarebbe stato cacciato dalla direttrice con parole dure, come: “Tu qui così non ci resti; stasera te ne devi andare”. Finendo poi per trascorrere la notte con gli agenti di polizia. Ora, chiuse le indagini, la direttrice, difesa dall’avvocato Riccardo Giannuzzi, rischia il rinvio a giudizio. I minori sono assistiti dall’avvocata Daniela De Liguori, mentre la curatela dei ragazzi è stata affidata all’avvocata Cristina Pisacane.