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I soldi del narcotraffico “riciclati” con assunzioni fittizie

“Baldari ha dimostrato di svolgere la propria professione in modo alquanto disinvolto e con la costante disponibilità ad assecondare le esigenze di diversi pregiudicati, tra cui i fratelli Penza e Corrado. è inoltre un punto di riferimento per altri appartenenti alla criminalità organizzata della Provincia di Lecce”. È quanto scrive il gip Marcello Rizzo nelle carte dell’inchiesta che hanno portato a stroncare due associazioni dedite al narcotraffico e all’arresto, tra gli altri, del commercialista Antonio Baldari che avrebbe investito i proventi illeciti delle organizzazioni in attività commerciali, come un bar e un centro estetico. Non solo. In qualità di Presidente e consigliere del Consiglio di amministrazione della “VITRUVIO SOCIETA’ COOPERATIVA”, con sede legale, amministrativa e luogo d’esercizio in Lecce, trasferiva parte dei proventi illeciti dell’associazione PENZA, da cui poi venivano effettuati, anche attraverso collaboratori di BALDARI, bonifici bancari sul conto corrente della moglie di Penza, giustificandoli a titolo di stipendio di lavoro dipendente, in realtà mai svolto, di fatto così sostituendo denaro di provenienza illecita e permettendo il rientro di capitali illecitamente detenuti in contanti. L’ex commercialista avrebbe assunto la moglie di Penza ,indagata a piede libero, il 7 maggio del 2019 con un contratto di assunzione a tempo indeterminato, mentre il primo ottobre dello stesso anno avrebbe assunto lo stesso Penza con un contratto di lavoro di socio autonomo di cooperativa, con una retribuzione mensile netta di 2500 euro. Inoltre, secondo gli inquirenti, Baldari avrebbe trasferito attraverso bonifici, per conto delle società a lui riconducibili, sul suo conto corrente in Bulgaria, somme di denaro per un totale di circa 139mila euro. Per il giudice del tribunale di Lecce Rizzo, firmatario del provvedimento della detenzione in carcere, sussiste il pericolo che l’indagato commetta nuovi delitti di riciclaggio o reimpiego di denaro di provenienza illecita, anche al fine di agevolare le associazioni mafiose di cui fanno parte i suoi clienti.

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