LECCE – Ancora una volta il parquet ha parlato, e per Nardò Basket è stato un verdetto impietoso. Ad Avellino, come già era successo contro Torino, la squadra granata ha dimostrato un problema che ormai sembra sistemico: reggere finché l’avversario non alza il ritmo. E quando succede, il Toro si sgretola. È come guardare una macchina che corre su una strada dritta, ma appena il percorso diventa in salita, il motore si inceppa e le certezze si dissolvono in un crescendo di insicurezze.
Numeri alla mano, il Toro è la seconda peggior difesa della Serie A2, un dato che pesa come un macigno su una squadra che non riesce a reggere l’urto degli avversari. La fotografia della partita contro Avellino – ma anche di quelle precedenti – è sempre la stessa: quando il livello energetico si alza, quando le difese si serrano e la pressione diventa palpabile, Nardò va in apnea. Il gioco si spezza, le idee svaniscono e l’equilibrio crolla. È un circolo vizioso che incide su entrambe le metà campo, svuotando il Toro di convinzione e solidità.
Eppure, nel buio di queste quattro sconfitte consecutive, arriva un’occasione. Il calendario della A2 aveva in programma per domenica prossima un impegno delicatissimo contro Cividale, una delle squadre più insidiose della stagione. Ma il rinvio richiesto dai friulani, per consentire al loro Lucio Redivo di rispondere alla chiamata della nazionale argentina, regala a Nardò due settimane di tempo. Due settimane che non sono solo una pausa, ma una possibilità di riflessione e, forse, di rinascita.
Dalmonte avrà il compito titanico di ridisegnare un Toro che sembra aver perso l’identità. Ma attenzione: la parola d’ordine non è solo “preparare”. È “cambiare”. Cambiare radicalmente. E questo switch mentale e tattico deve arrivare in tempo per il prossimo appuntamento, il 1° dicembre contro Orzinuovi. Una gara che sarà spartiacque, tra il rischio di farsi risucchiare ulteriormente nelle sabbie mobili della bassa classifica e l’occasione di invertire finalmente la rotta.
Con 8 punti in classifica, Nardò è ancora in un limbo. Certo, il margine d’errore si assottiglia giornata dopo giornata, ma non siamo ancora davanti a un punto di non ritorno. I granata hanno dimostrato di saper stare in partita, almeno per larghi tratti. Quello che manca è la capacità di resistere quando il vento si fa tempesta.
Serve un cambio di passo, uno scatto mentale, un Toro che sappia combattere anche quando sembra di essere sotto assedio. È una sfida di nervi, di leadership e di strategia, ma soprattutto è una sfida di identità. Due settimane possono sembrare poche, ma se sfruttate con la giusta energia, possono fare la differenza.
Questo Toro, ancora smarrito, non può permettersi di rimanere fermo al palo. Il rettilineo della salvezza è lungo, ma per iniziare a percorrerlo serve una scossa. E serve adesso.