BRINDISI – Sarà il Sottosegretario di Stato alle Infrastrutture Tullio Ferrante ad occuparsi, giovedì prossimo, delle vicende riguardanti Brindisi ed il Salento in relazione al collegamento ferroviario tra la stazione di Brindisi e l’Aeroporto del Salento. Il tutto, a seguito delle sollecitazioni dei due parlamentari di Forza Italia Mauro D’Attis e Andrea Caroppo che nei giorni scorsi avevano sollevato il problema in una conferenza stampa.
L’opera è stata appaltata un anno fa , per un importo di 67 milioni di euro, alla ditta Italiana Costruzioni Infrastrutture Spa in raggruppamento di impresa con la società Esim. Due mesi fa la fase di avvio del cantiere e poi il blocco totale di tutte le attività. Il motivo? La ICI SpA ha un chiaro problema legato ad una incapacità finanziaria che ha determinato la necessità di chiedere accesso ad una procedura di crisi di impresa. Una scena, purtroppo, già vista in più parti d’Italia, con un paese sostanzialmente paralizzato e quindi incapace di rispettare la tempistica del PNRR che stabilisce il “fine lavori” entro giugno del 2026.
D’Attis e Caroppo chiedono, a questo punto, l’immediata risoluzione del contratto e il ricorso alla seconda classificata nella gara d’appalto (bisognerebbe anche chiedersi perché ad una gara di importo così rilevante abbiano partecipato solo in due, a conferma di una procedura estremamente complessa e farraginosa adottata da RFI). Ma proprio la “politica” dovrebbe creare i presupposti per scegliere management della aziende pubbliche all’altezza dei compiti assegnati.
Il fatto gravissimo, invece, è un altro e si riferisce a come questo Paese gestisce una mole straordinaria di denaro pubblico con la superficialità di un dilettante. Sarebbe interessante, infatti, sapere come RFI effettua le operazioni di qualifica delle imprese ammesse a partecipare a gare di questa entità. E’ evidente che le difficoltà finanziarie di una azienda così grande non possono sorgere dall’oggi al domani e quindi qualcuno dovrà spiegare come è stato superato l’ostacolo di una chiara incapacità finanziaria per realizzare un’opera da 67 milioni di euro. Resta un mistero, poi, il, rilascio di una polizza fideiussoria di un importo così elevato.
Purtroppo, però, non è tutto, in quanto la società ICI spa, evidentemente prima di chiedere l’accesso a procedure per la crisi di impresa, ha chiesto ed ottenuto una anticipazione del 10%. Parliamo di oltre sei milioni di euro ed anche in questo caso sarà stata concessa una polizza basata non si sa bene su quali garanzie. Certo, RFI potrà promuovere azioni legali per il recupero delle somme e probabilmente ci riuscirà. Ma a rimetterci più di tutti, come al solito, è il territorio dove l’opera deve essere realizzata. Scontiamo, infatti, ritardi e leggerezze di stazioni appaltanti pubbliche che a volte appaltano opere sulla base di progetti pieni di lacune e in altri casi eseguono controlli superficiali che non consentono di individuare società in parte decotte. E il tutto avviene senza che nessuno si degni di chiedere scusa ai cittadini!
Brindisi ed il Salento, purtroppo, scontano queste lacune delle stazioni appaltanti, con tante opere lasciate a metà, mai iniziate o addirittura non ancora progettate. E la conseguenza è che il divario verso zone del Paese dove le cose funzionano diversamente aumenta di giorno in giorno.