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Omicidio Stasi, l’imputato: ho sparato per spaventarlo, non per uccidere

Nel processo dinanzi alla Corte d’Assise di Brindisi, per l’omicidio di Paolo Stasi, ucciso con due colpi di pistola, sotto la sua abitazione in via Occhi Bianchi, a Francavilla Fontana, il 9 novembre 2022, il prossimo 21 gennaio sarà ascoltato Luigi Borracino, il ragazzo di Francavilla Fontana che all’epoca dei fatti non era ancora maggiorenne.
Borracino, a giugno, è stato condannato a 20 anni dal tribunale per i minorenni di Lecce, per aver sparato al 19enne e per lo spaccio di droga.
La Corte ha ammesso la richiesta del difensore Maurizio Campanino, ritenuta fondamentale per l’accertamento della verità dal pm Giuseppe De Nozza che il 2 ottobre dello scorso anno ha interrogato Borracino nel carcere di Brindisi, assieme al procuratore dei minorenni Simona Filoni e al sostituto Paola Guglielmi.
In quella occasione Borracino ha confermato di aver aver fatto fuoco. Della pistola Cristian Candita, imputato davanti alla Corte d’Assise per concorso nell’omicidio, non sapeva niente secondo Borracino. A entrambi sono contestate le aggravanti dei futili motivi, in relazione al debito di droga per 5mila euro,e la premeditazione perché nella ricostruzione dell’accusa ci sarebbe stato un sopralluogo.
“Non lo volevo uccidere, sono andato solamente per spaventarlo”, ha detto Borracino ai pm. “Ho sparato due colpi così, e poi me ne sono andato, non sapevo che l’avevo colpito e non lo volevo colpire. Io a occhi chiusi un altro po’ gli ho sparato, con la porta semi aperta”, ha precisato.
Borracino ha racconato anche di aver litigato con Paolo Stasi quel pomeriggio: “Gli ho tirato uno schiaffo, lui mi ha detto che doveva chiamare i carabinieri perché non era la prima volta che succedeva. Mi alzi sempre le mani, diceva, ora ti denucio”.
Il motivo del litigio, secondo l’imputato era legato al fatto che mancava droga nel borsone che, secondo questa versione, sarebbe rimasto a casa di Stasi per il confenzionamento delle dosi. Borsone che Borracino avrebbe dovuto prendere il pomeriggio dell’omicidio.
“In totale, fino a quel giorno, mancavano 26-27mila euro”, ha detto ai pm facendo riferimento al valore della sostanza stupefacente che non avrebbe trovato in quel borsone.

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