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Sanatoria per gli abusivi degli alloggi popolari: Emiliano e la giunta abbandonano l’aula

BARI – Gli occhi erano tutti puntati sul tabellone quando al voto sono andati i debiti fuori bilancio; il colpo di scena, invece, è arrivato dopo. Quando è stato il governatore Michele Emiliano ad annunciare che lui e la sua giunta avrebbero abbandonato l’aula per far cadere il numero legale. E così, è stato.

Questa volta a creare nuove tensioni è stata la legge sull’edilizia residenziale. Una serie di misure tra le quali quella che ha diviso la stessa maggioranza: la sanatoria per chi ha occupato abusivamente un immobile. La proposta – che pure in passato aveva visto la collaborazione tra l’ex consigliere Ventola di Fratelli d’Italia e la maggioranza – nella versione approdata oggi in aula, prevedeva di inserire tra i requisiti di assegnazione, l’aver occupato abusivamente una casa da almeno due anni. Il punto è che per tutti, trasversalmente, occorre trovare una soluzione alle occupazioni abusive e se non ce la fanno le forze dell’ordine con gli sgomberi – è il senso espresso in tutti gli interventi – occorre che sia la politica ad occuparsene. Il come farlo, però, è un tema scivolosissimo. A scoperchiare il vaso di pandora delle divisioni, nonostante le volontà sino a quel momento espresse, è stato il governatore: “O ci siamo tutti in questa vicenda – ha detto rivolgendosi al centrodestra – o lasciamo tutto come sta”.  E’ stato poi il capogruppo di Fratelli d’Italia Perrini a suggerire un rinvio per trovare una soluzione. A quel punto, però, è stata la maggioranza a presentare le crepe maggiori: il partito del governatore CON ha chiesto di andare al voto, stralciando la sanatoria. Troppo rischioso, per Emiliano che ha annunciato l’abbandono dell’aula per rinviare la questione. Mentre il consigliere delegato Lacatena ha già annunciato la convocazione di un tavolo con tutti i gruppi per decidere insieme, dall’opposizione arriva l’affondo: “Alla maggioranza – dicono i forzisti – piace gestire il potere ma non assumersi le responsabilità. Sulla sanatoria – annunciano – Non metteremo la firma”.

“Ennesimo incaglio, ieri in Consiglio regionale -afferma il capogruppo de La Puglia Domani Paolo Pagliaro- per la nave Emiliano sempre più alla deriva. Lo scoglio, questa volta, è stata l’emergenza abitativa. Una questione sociale difficile e spinosa che impone però una scelta di campo, fra chi occupa abusivamente le case popolari e i legittimi assegnatari che attendono da anni di poterci entrare. In questa guerra fra poveri, non può essere la legge del più forte a prevalere. Il diritto alla casa vale per tutti, ma non è accettabile la prevaricazione: questa è la nostra posizione, chiara e netta, che esprimiamo con coraggio pur comprendendo il dramma di chi si vede costretto ad occupare per disperazione, per dare un tetto ai propri figli. Ma niente giustifica l’abuso e gli atti contro legge.
La politica deve farsi carico di questa emergenza costruendo nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica, e non certo incentivando le occupazioni. Cosa che invece ha provato a fare la maggioranza di Emiliano, con una proposta di legge che assegnerebbe agli abusivi le case, se le occupano da almeno due anni. Su questo c’è stata spaccatura e poi, come al solito, la caduta strategica del numero legale e la ritirata momentanea, in attesa di riprovarci. Un teatrino avvilente a cui assistiamo da mesi se non anni, nell’eterno gioco di equilibrismi del governatore che continua a reggersi su poltrone, poltroncine, veti e contentini.
Dall’altra parte, è stata stroncata la proposta di legge Gabellone che avrebbe consentito agli assegnatari delle case popolari de patrimonio Arca edificate fino al 1990 di riscattarne la proprietà, per farsi carico della manutenzione trascurata da anni, liberando così risorse che potrebbero essere spese per la nuova edilizia popolare di cui c’è tanto bisogno. Il buon senso e l’equità, ancora una volta, soccombono in Consiglio regionale agli interessi personali di chi continua a governare la Puglia non secondo la rotta del bene comune, ma del proprio tornaconto”.

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