La città di Brindisi non sta certamente vivendo un momento facile della sua storia recente. La maggiore preoccupazione è senza dubbio legata agli aspetti economici ed occupazionali. La fase di decarbonizzazione qui si vive come un dramma perché a livello nazionale non si è stati in grado di programmare una fase di riconversione industriale entro il 2025, anno in cui si spegneranno definitivamente gli impianti della centrale di Cerano. La conseguenza è che le imprese dell’indotto continuano a chiudere i battenti come se fossero dei birilli, con la perdita di centinaia di posti di lavoro. Si parte dagli addetti alla movimentazione del carbone. Ai milioni di tonnellate di qualche anno fa, infatti, si contrappone la situazione attuale visto che in porto di questo combustibile fossile non ne arriva più neanche un grammo. Ne consegue che gli addetti alle operazioni di scarico dalle navi, alle pulizie ed al trasporto fino alla centrale non hanno più nulla da fare. Certo, l’Enel sta portando avanti i contratti in essere fino al 31 dicembre, ma per il prossimo anno la situazione rischia di diventare ancora più drammatica. Ovviamente tutto questo pesa sulle spalle di una città che non ha tante alternative e che pertanto vede appesantirsi la situazione complessiva dell’economia cittadina. Poi ci sono problemi altrettanto gravi come il futuro della Brindisi Multiservizi e il rischio di aumento spropositato della Tari. Ebbene, a fronte di tutto questo ci vorrebbe una maggioranza coesa a Palazzo di Città e invece non mancano i mal di pancia, anche dopo il rimpasto di qualche mese fa. E’ inutile negarlo: tutti vorrebbero un posto al sole e in questa ottica anche qualche fuoriuscito dalla Giunta potrebbe chiedere un rientro, ma è evidente che dare vita ad un nuovo rimescolamento delle carte in questo momento determinerebbe ancora più problemi per il sindaco Marchionna.
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