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Ottobre di puro cinema: tra Kubrick, Sorrentino e Coppola

TELERAMA – Benvenuti gentili e soprattutto curiosi lettori di TeleRama, al consueto appuntamento settimanale con Cineclub, dove i protagonisti assoluti sono le uscite più attese nel mondo del cinema.
Cominciamo le proposte di questi giorni parlandovi di un cult di guerra degli anni 80′, precisamente del 1987, che ha fatto la storia del cinema, ovvero Full metal jacket di Stanley Kubrick.

Il contesto raccontato è quello della Guerra del Vietnam, un conflitto che ha visto delle generazioni statunitensi andare al macello per un pugno di mosche e nessun vero valore. I protagonisti sono alcuni soldati che, durante la loro formazione nell’esercito, si ritrovano a subire vessazioni fisiche e psicologiche di vario tipo dal loro mentore di guerra, l’iconica maschera cinematografica del sergente Hartman. Nonostante l’agonia esistenziale derivata dai soprusi, nulla prepara i giovani soldati alle atrocità della guerra, capendo in fretta che una società “civile” e repressiva è sempre preferibile ad un inferno dove l’unica regola è proprio il suo esserne privo. Un capolavoro imperdibile, che va apprezzato non solo per il rigore impeccabile della sua forma, ma anche per come immerge lo spettatore in una realtà paradossale ma spaventosa proprio per il suo estremo realismo, reso da Kubrick con particolare crudezza.

Passiamo da un maestro degli anni 80′ ad un genio della modernità con il regista napoletano Paolo Sorrentino, che continua a raccontare la sua città con Parthenope. Presentato all’ultima edizione del Festival di Cannes, il film è un racconto sospeso tra terra, cielo e mare, in cui Sorrentino scrive un sussidiario illustrato sulla bellezza mediterranea. Protagonista di quest’Odissea napoletana è Partenope, una donna dall’aura mistica nata dal mare che ammalia chiunque dovesse avere il piacere, o la sfortuna, di conoscerla. Il nome della donna richiama esplicitamente l’omonimo personaggio della mitologia greca: una sirena che si suicidò dopo che il suo canto fu ignorato da Ulisse e i cui resti, si dice, siano finiti sulla costa di quella che oggi viene chiamata Napoli antica. Dopo É stata la mano di Dio, il cineasta chiude un allegorico dittico dedicato alla sua città, questa volta utilizzando per la prima volta nella sua carriera un punto di vista femminile. In sala dal 24.

E concludiamo con il nuovo e controverso dramma fantascientifico Megalopolis di Francis Ford Coppola. Controverso sì, perché fin dai suoi albori è stato un progetto difficile da realizzare, soprattutto a causa della sua pomposità concettuale e formale. Un lavoro mastodontico, partire dai tantissimi volti noti che compongono il cast sino alla complessità delle scenografie utilizzate. L’opera narra la storia di Cesar Catilina, si esattamente come il personaggio della Roma Antica, un architetto che decide di utilizzare una sua scoperta per rimodellare la decadente città immaginaria di New Rome secondo un suo sogno utopistico di speranza. Il suo disegno però viene ostracizzato da parte del sindaco, corrotto e conservatore. Riuscirà il nostro genio ad infondere una nuova linfa vitale all’umanità? Riuscirà a lasciare un’eredità solida e fiorente alle nuove generazioni? Un lungometraggio particolarmente introspettivo, dove è evidente che il regista stesso si pone al centro della sua analisi filmica, cercando di rifletter su quale sarà il suo lascito per i futuri visionari e sognatori. Quest’opera, esattamente come quella del protagonista del film, ha dovuto affrontare tantissime difficoltà: prima produttive, poi distributive ed infine l’accoglienza negativa da parte della critica a Cannes 24. Ciononostante, questa nuova odissea del regista ormai 85enne è un’opera che trasuda quella magia che è tipica della pomposità intrinseca del cinema e soprattutto del cinema di una volta: una visione quindi imperdibile per chi intende l’esperienza cinematografica come un evento immersivo che materializza sogni ed incubi.

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