BRESCIA/TAVIANO – Avrebbero acquistato una partita di dieci chili di cocaina da un clan bresciano: per questo per due uomini di Taviano sono scatatti i domiciliari nell’ambito della maxi inchiesta antidroga della Guardia di Finanza di Brescia che all’alba di martedì è culminata in 61 ordinanze cautelari esaguite tra Italia, Albania, Svizzera e Polonia.
I due salentini, difesi dagli avvocati Francesco Fasano e Luigi Corvaglia, sono accusati di traffico e detenzione illecita di stupefacenti. Uno dei due, secondo gli inquirenti, avrebbe ricoperto il ruolo di cassiere del presunto sodalizio. Durante le perquisizioni è stato sequestrato un milione e mezzo di euro in contanti nella sua disponibilità, soldi ritenuti proventi dell’attività illecita.
I 61 soggetti indagati sono accusati, a vario titolo, di aver messo in piedi un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga, cocaina principalmente, riciclando i profitti illeciti attraverso un collaudato sistema di fatture per operazioni inesistenti.
I provvedimenti di sequestro preventito finalizzati alla confisca complessivamente superano i 60 milioni di euro. Il giro d’affari, con il coinvolgimento di imprenditori compiacenti, supera invece i 350 milioni.
Il gruppo avrebbe importato la droga in Europa dal Sud America, mediante l’utilizzo di rotte di navigazioni commerciali, per farla poi giungere in Italia a bordo di mezzi pesanti. Gli ingenti quantitativi di cocaina, una volta introdotti nel Paese, sarebbero stati poi stoccati in 5 basi logistico-operative, dislocate tra il Bresciano e dintorni e in altri Comuni come Varese e Pisa.
L’operazione, che ha decapitato l’organizzazione, ha incassato anche il plauso del ministro dell’Economia Giorgetti.