BrindisiCronaca

Ordigno davanti al portone, indagano i Carabinieri: possibile ritorsione dopo arresti

L’esplosione attorno all’una di notte. Un ordigno di fattura artigianale, costituito da un petardo di grossa dimensione, è stato piazzato e fatto esplodere davanti al portone di una palazzina in via Leopardi 114, in precedenza chiamata via Giuseppe Melli, a San Pietro Vernotico, facendo piombare il paese nell’incubo vissuto mesi addietro, quando bombe e attentati incendiari hanno intimidito, a scopo di estorsione, alcuni commercianti e imprenditori.

Fortunatamente non ci sono stati feriti. L’onda d’urto della deflagrazione ha fatto scardinare il portone della palazzina che fa parte del complesso di edilizia residenziale pubblica. Il portone è stato divelto, i vetri sono andati in frantumi. Il boato è stato sentito in diverse zone del paese, da piazza del Popolo a via Pisa.

Nella palazzina, stando a quanto si apprende, risiede un sanpietrano tornano in libertà da quasi un anno, dopo aver scontato una condanna per associazione mafiosa. Sul suo conto, di recente, ha reso dichiarazioni un collaboratore di giustizia.

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del comando provinciale di Brindisi e i carabinieri, tornati anche in mattinata per verificare se ci siano telecamere funzionanti nella zona.

Al momento, non si esclude un collegamento con l’ultima inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, quella che il 22 luglio scorso, ha portato all’esecuzione di cinque fermi da parte dei carabinieri, poi convalidati dal gip nell’ambito delle indagini sulla scia di intimidazioni avvenute tra ottobre 2022 e febbraio 2023 ai danni di commercianti.

Il gruppo, così come confermato di recente dal Tribunale del Riesame, sarebbe stato di stampo mafioso e riconducibile a Cristian Tarantino, 36 anni, sul cui conto hanno riferito diversi collaboratori di giustizia: secondo l’accusa il sanpietrano, anche se ristretto in carcere, in quel periodo a Sulmona, avrebbe impartito direttive usando i social. Per questo la Dda ha ottenuto l’applicazione del regime del carcere duro, il 41 bis, per Tarantino che nelle ultime settimane è stato trasferito nel carcere di Sassari.

L’ipotesi investigativa è che si tratti di una ritorsione dopo gli arresti di luglio o che sia un segnale di un assestamento in seguito all’inchiesta. Le indagini restano alla procura di Brindisi che nelle prossime ore valuterà se trasmettere la prima informativa di reato alla Dda di Lecce.

sdc

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