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Omicidio Stasi, tribunale minori: “Ucciso per debito droga 5mila euro con premeditazione”

Capace di intende e volere al momento dei fatti, tenuto conto delle relazioni sociali e di quanto emerso dalle intercettazioni, Luigi Borracino deve essere ritenuto colpevole dell’omicidio di Paolo Stasi, il 19enne di Francavilla Fontana, ucciso a colpi di pistola, il pomeriggio del 9 novembre 2022, davanti al portone della sua abitazione in via Occhi Bianchi.

È quanto si legge nelle motivazioni – di cui Telerama ha preso visione – con cui il tribunale dei minorenni di Lecce ha condannato l’imputato, all’epoca non ancora maggiorenne, a 20 anni di reclusione, con rito abbreviato. Il ragazzo “ha dimostrato una non comune capacità a delinquere che è emersa dalla lucida preordinazione dell’omicidio, peraltro ai danni di una persona considerata amica”, scrive il collegio presieduto da Lucia Rabboni. “Mai nelle conversazioni intercettate ha dimostrato il benché minimo, se non pentimento, almeno umano dispiacere”.

Per i giudici deve ritenersi “accertato che il movente dell’omicidio sia stato un debito pari a 5mila euro, per il consumo di marijuana non pagata da parte di Stasi e di sua madre”. Motivo futile, così come contestato dalla procura. Per il tribunale, inoltre, c’è stata premeditazione: “lasciare la busta a casa di Stasi aveva l’unico scopo di avere un pretesto per ritornare”. Per questo – sostengono i giudici – Borracino chiama il ragazzo in anonimo chiedendogli di farsi trovare sotto casa.

Il tribunale ha anche fatto riferimento al rapporto molto confidenziale e del tutto peculiare tra madre e figlio, partendo da una delle ultime chat su whatsupp: “Piu’ tardi fammi una bombarella”, scrive la madre. “Già provveduto capo”, risponde il figlio. “Una relazione – che non aveva nulla di generazionale ed educativo ma che disvelava, invece, una complicità nell’uso di sostanze stupefacenti e – scrivono ancora i giudici – la piena consapevolezza da parte della donna degli affari tra il figlio e Borracino.

Ascoltata come teste assistita nel processo in corte d’assise a carico di Cristian Candita, accusato di omicidio in concorso, per aver accompagnato in auto Borracino, davanti all’abitazione di Stasi, la donna ha negato piu volte l’esistenza di un debito per droga di 5mila euro. “al massimo mille euro”, ha detto precisando di non sapere se, nella sua abitazione, rimasse droga custodita.

“Loro imbustavano erba nella cameretta, ma non venivamo pagati. Mio figlio era troppo buono e si faceva raggirare. Penso che negli ultimi tempi, si stava ravvedendo”.

sdc

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