Dopo quasi due mesi dalle elezioni amministrative che l’hanno designato sindaco di Bari con il 70,3% dei voti, Vito Leccese ha giurato nella prima seduta del nuovo Consiglio comunale. Il clima da primo giorno di scuola anticipato ad agosto, tra foto di rito e abbracci, si è presto surriscaldato cedendo il posto a frizioni in maggioranza e attacchi dell’opposizione.
Assente il candidato sindaco di centrodestra Fabio Romito, c’era l’accordo per far slittare a inizio settembre la nomina del presidente del consiglio comunale e del vice, ma la presa d’atto di questa richiesta del sindaco è stata tutt’altro che liscia. Polemiche da una parte del Pd e dai due consiglieri 5 Stelle, Antonello Delle Fontane e Italo Carelli, che si sono chiamati fuori dalla maggioranza, annunciando solo sostegno esterno. I due consiglieri pentastellati contestano la scelta di Leccese – su indicazione del coordinatore provinciale del Movimento, Raimondo Innamorato, dettata dai vertici romani del partito – di nominare assessore alla Legalità, Raffaele Diomede, un esterno anziché uno dei due consiglieri eletti.
Dai banchi del Pd, Marco Bronzini ha lamentato invece la mancata condivisione della decisione di rinviare la votazione per la nomina del presidente del Consiglio e del vice. “Nessuno mi ha avvisato che oggi ci sarebbe stata questa ipotesi”, ha protestato.
Il Consiglio si è chiuso con 19 voti a favore della richiesta del sindaco, 10 astenuti fra i consiglieri di maggioranza e i Cinque Stelle, e tre contrari. Sulla nomina del presidente si giocano gli equilibri fra le due anime del centrosinistra nel Consiglio comunale barese.
Di “scippo di democrazia” parlano le opposizioni, a cui sono stati assegnati solo 8 seggi su 36, vista l’attribuzione di 5 seggi alla coalizione di Michele Laforgia, che dopo essere stato candidato sindaco rivale di Leccese al primo turno, l’ha sostenuto al ballottaggio pur senza apparentamento ufficiale.