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Ostello trasformato in villaggio vacanze: tra i sei indagati anche l’ex sindaco Pierpaolo Cariddi

La procura di Lecce ha disposto il sequestro preventivo di un’area alla periferia di Otranto, soggetta a vincolo paesaggistico, e sulla quale era stato realizzato abusivamente un villaggio vacanze al posto di un ostello della gioventù. Il provvedimento è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Marcello Rizzo, su richiesta della pm Patrizia Ciccarese.
Sono sei gli indagati in questa vicenda, tra cui l’ex sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi, in carica dal 2007 al 2017, coinvolto nel caso come direttore dei lavori, insieme al legale rappresentante della società costruttrice e i responsabili dell’Ufficio Tecnico e dell’Ufficio del Paesaggio che si sono succeduti negli anni. L’indagine ha avuto origine nel novembre 2022, quando gli agenti della polizia locale di Otranto, su disposizione della procura, hanno acquisito cinque pratiche edilizie dall’Ufficio Tecnico del Comune. I progetti, presentati dall’ingegnere Cariddi durante il suo mandato, sono stati sottoposti a una verifica di compatibilità con la normativa urbanistica e paesaggistica da parte dell’ingegnere Gregorio Curri. Dall’analisi è emersa la mancanza di permessi di costruire e autorizzazioni paesaggistiche per gli interventi edilizi, rendendo i lavori del tutto illegittimi. I progetti riguardavano la trasformazione dell’ostello in una struttura ricettiva su un lotto di 900 metri quadrati, una zona classificata come “prati e pascoli” il quale non consente la realizzazione di interventi come quello di affittacamere. Presentati come varianti del progetto originario, dovevano invece essere considerati nuovi e sottoposti alle norme del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, che avrebbero bloccato le autorizzazioni. Ma nel caso di specie, il progetto di affittacamere non aveva ottenuto in precedenza autorizzazioni paesaggistiche dato che l’unica autorizzazione era relativa al diverso progetto di ostello che, comunque, non aveva mai ottenuto il permesso a costruire.
Nel decreto di sequestro, il giudice Rizzo ha sottolineato il pericolo concreto che la libera disponibilità dell’immobile potesse aggravare o protrarre le conseguenze dei reati, consentendo la prosecuzione dei lavori. Durante il sopralluogo dello scorso 9 maggio, infatti, gli investigatori hanno constatato che erano ancora in corso opere di completamento del fabbricato. L’area sequestrata è stata affidata a un custode giudiziario, ovvero, il legale rappresentante della società che aveva presentato la pratica, chiamato all’obbligo di conservare inalterata la zona in attesa di ulteriori sviluppi dell’inchiesta che mira a fare luce su presunti abusi edilizi e violazioni delle normative paesaggistiche.

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