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Figlia tossicodipendente accusata di violenze: madre salvata dai carabinieri

La dipendenza dalla droga avrebbe portato una donna a compiere ripetute vessazioni nei confronti della madre, riducendola a vivere in condizioni di estrema miseria e a pesare solo 35 chili. Dopo aver sopportato a lungo queste violenze, nei giorni scorsi la donna ha trovato il coraggio di recarsi presso la caserma dei carabinieri per chiedere aiuto. I militari, notando i segni di percosse sulle sue braccia, hanno immediatamente richiesto l’intervento del personale del 118.

L’aggressore sarebbe la figlia, una 41enne residente in un comune del capo di Leuca. Durante l’ultima aggressione, la figlia avrebbe afferrato la madre per le braccia, spingendola contro il cancello di casa, schiaffeggiandola e tirandole i capelli, minacciandola di morte. Il giorno precedente, sempre per ottenere denaro o la carta Postpay necessaria ad acquistare la dose quotidiana di droga, alla presenza del nipote di sette anni, l’avrebbe immobilizzata mettendole una mano sulla bocca per impedirle di chiamare i soccorsi, sbattendola poi contro un mobile e mandando in frantumi la vetrinetta. Utilizzando un frammento di vetro, l’avrebbe nuovamente minacciata di morte. In un’altra occasione, al rifiuto della madre di consegnarle soldi, l’avrebbe spinta, causandole un livido sulla gamba e la donna rimase a dormire dal fratello per tre giorni. “Mossa dall’amor di mamma feci rientro a casa. Lei dormiva di giorno e usciva di notte, – racconta la donna – ma nonostante ciò le liti erano costanti. Durante gli scontri si avventava nei miei confronti prendendomi per il collo come se volesse azzannarmi costringendomi a consegnarle contanti o la carta per l’acquisto di stupefacenti e siringhe”.

La denuncia della vittima ha portato all’apertura di un’inchiesta per maltrattamenti in famiglia, estorsione e lesioni. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce, Marcello Rizzo, ha disposto che la 41enne lasciasse l’abitazione della madre e vietando di comunicare con lei in qualsiasi modo e le è stato imposto l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico con l’obbligo di mantenere una distanza non inferiore ad un raggio di 500 metri. Nell’interrogatorio di garanzia, alla presenza dell’avvocato Luca Puce, l’indagata ha dichiarato di aver agito in preda alla tossicodipendenza e senza lucidità, affermando di non aver mai avuto l’intenzione di fare realmente del male alla madre.

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