TELERAMA – Benvenuti gentili e soprattutto curiosi spettatori di Telerama, al consueto appuntamento settimanale con Cineclub, dove i protagonisti assoluti sono le uscite più attese nel mondo del cinema.
Cominciamo il nostro itinerario nelle proposte più chiacchierate di questi giorni con “Il signore degli anelli: le due torri” di Peter Jackson. Questo secondo atto dell’epica trilogia dell’anello di Tolkien, datato 2002, è un film particolarmente oscuro e più dark del precedente e del successivo. “Le due torri” narra di come la compagnia dell’anello, ormai divisa e sparpagliata per tutta la Terra di mezzo, continuerà comunque la sua missione contro Sauron, l’oscuro signore di Mordor. Dopo la morte di Gandalf il grigio e la disgregazione formale della compagnia, i suoi membri cercheranno di riunire sempre più alleati sotto il vessillo dell’umanità. Nel mentre Sam e Frodo continuano la loro missione personale in direzione del Monte Fato a Mordor, guidati dal bestiale Gollum: la figura più rappresentativa dell’intero universo creato dallo scrittore inglese, emblema della decadenza morale, intellettuale e fisica dell’umanità. La creatura ritrae l’oscurità insita dell’Unico anello, oggetto consapevole e di natura malevola che ne disintegra la personalità. I conflitti tra Gollum e Smeagol, il suo lato più umano, trasformano il personaggio in un’anima dal grande spessore tragico e filosofico, senza alcun dubbio ai livelli di quelli Shakesperiani.
Aragorn, Gimli e Legolas in questo film si consolidano come “golden trio” della saga, da cui aspettarsi le scene action più interessanti e la sintesi perfetta di una cavalleria dagli alti valori morali, definita da libertà e fratellanza. “All’alba del quinto giorno guarda ad est”, questo il messaggio del messianico Gandalf il bianco che si concretizza nel momento più disperato, quando le mura del fosso di Helm erano ormai espugnate dalle armate di Saruman e il buio più totale stava per abbattersi sulla prole di Rohan. L’opera della trilogia dove si percepisce maggiormente la luce della speranza, una visione imperdibile per chi ha amato la saga negli anni 2000′ e che volesse riammirarla nel suo massimo splendore, sul grande schermo e in 4K.
Passiamo dalla fantasy Terra di Mezzo ad una soleggiata New york piena di ragnatele con “The amazing spider-man” di Marc webb. La pellicola è, la riedizione voluta da Sony pictures ad inizio degli anni 10′ dei 2000, dell’amichevole uomo ragno di quartiere più amato al mondo, qui nella sua versione più “sorprendente”. L’opera, datata 2012, riavvia la continuità cinematografica dello sparagnatele, qui non più interpretato da Tobey Maguire ma dall’attore, allora fresco del successo di “The social Network”, Andrew Garfield. Questo racconto si focalizza sull’avvicinare maggiormente il Peter Parker fumettistico alla sua controparte sul grande schermo, idea nata per accontentare chi non aveva apprezzato la visione del supererore partorita dalla mente di Sam Raimi. Adattando la versione, forse più celebre e nota dello spararagnatele, l’universo “amazing” contestualizza meglio del suo predecessore il passato di Peter, dando valore alla scomparsa dei suoi genitori e soprattutto gettando le basi per la sua smisurata passione per la scienza. Una passione che gli sarà utile per fabbricarsi il suo personale lancia tele, enorme differenza dai film precedenti in cui sono intese come fluido organico generato dall’organismo di Peter. Altra netta differenza sta nella scelta dell’attore protagonista, qui Andrew Garfield ci regala un Peter si secchione e imbranato, ma più empatico, umano e realistico rispetto all’interpretazione di Maguire che è maggiormente relegata ad una macchietta di eroe più stereotipata. In quest’avventura Spiderman si scontrerà con uno dei cattivi più iconici dei fumetti, Lizard. Amico di Peter e suo mentore, la minaccia a New York del Dott. Connors ricalca gli stilemi narrativi utilizzati per costituire la nemesi Doc Ock in “Spider-man 2”. Da maestro a peggior nemico, una soluzione narrativa semplice ma sempre dall’enorme potenza emotiva, come nella sequenza della lotta contro Lizard, oggettivamente non uno dei cattivi più memorabili ma che regala alcune delle scene di azione più belle dello spiderverse cinematografico.
Concludiamo i nostri consigli settimanali con un salto nell’Italia degli anni 50′, approfondendo un classico che ha addirittura contribuito ad inventare il genere della Commedia all’italiana. Sto parlando del cult in bianco e nero del 1953 “Pane, amore e fantasia” del regista Luigi Comencini. Un film sereno e ottimista, al tempo particolarmente apprezzato per la sua “freschezza” tematica e di intenti soprattutto grazie al declino artistico del genere neorealista che stava avendo luogo in quegli anni. L’opera di Comencini è una girandola di fraintendimenti ed emozioni, in cui gli spettatori possono ammirare un Vittorio De sica e una Gina Lollobrigida in stato di grazia, calati rispettivamente nei panni di un maresciallo un po’ troppo sentimentale e di una ragazza decisamente ribelle e ardita, a tal punto da essere definita come la “bersagliera”. L’intesa tra i due è davvero esplosiva, così tanto che il pubblico italiano si è rigettato come un fiume nelle sale cinematografiche, diventando campione d’incasso italiano della stagione cinematografica 1953-1954. Questo tuffo nella bucolica Sagliena, cittadina fittizia dell’Italia centrale, è una visione imperdibile per chi volesse approcciarsi non solo all’immaginario legato all’Italia che fu, ma soprattutto alla condizione sociale delle italiane che furono, qui ancora non travolte dall’ondata femminista ma più libere che mai. Esattamente come gli abitanti della cittadina, sarà impossibile per voi distogliere lo sguardo dalle avventure di questa coppia frizzantina e memorabile.