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In Puglia i mercati finanziari incrementano il divario tra ricchi e poveri

PUGLIA – In un contesto di elevata inflazione e di alti tassi di interesse, alcune famiglie pugliesi hanno indirizzato i risparmi verso strumenti più remunerativi in particolare orientando gli investimenti verso i mercati azionari. I mercati finanziari però incrementano, ancora di più, il divario tra ricchi e poveri in Puglia. Il dato emerge da uno studio condotto da Davide Stasi ed Andrea Salvati dell’Osservatorio Economico Aforisma. In particolare, chi ha investito in prodotti ad alto rendimento offerti da banche ed assicurazioni ha potuto beneficiare della forte ripresa dei principali mercati azionari internazionali. I dati che segnano l’andamento della raccolta degli istituti bancari e degli intermediari confermano questa tesi. In Puglia, i titoli a custodia, fair value per intendersi, che rappresentano gli investimenti dei pugliesi sono passati dai 18 miliardi di euro di fine 2022 a 24,7 miliardi di euro di fine 2023. L’incremento è stato di ben 6,7 miliardi di euro in un anno, pari al 36,8 per cento in più. A Bari e provincia, gli investimenti finanziari sono saliti da 6,6 miliardi di euro a 9,1; a Barletta-Andria-Trani da 2,1 miliardi di euro a 2,9; a Brindisi e provincia da 1,3 miliardi di euro a 1,7; a Foggia e provincia da 2,5 miliardi di euro a 3,3; a  Lecce e provincia da 3,3 miliardi di euro a 4,6; a Taranto e provincia da 2.3 miliardi di euro a 3,1. Nel 2023 la raccolta bancaria diretta, costituita da depositi di famiglie e imprese, ha registrato una contrazione dello 0,8 per cento, alleggerendo il conto corrente dei pugliesi. L’andamento negativo dei risparmi è riconducibile alla riallocazione della liquidità da parte di famiglie e imprese a favore di strumenti più remunerativi come i depositi a risparmio e, soprattutto, i titoli detenuti a custodia presso le banche. Gli incrementi hanno riguardato tutte le tipologie di titoli e in particolare quelli obbligazionari. Dunque i pugliesi hanno deciso di investire i propri soldi in strumenti finanziari più remunerativi, seppur più rischiosi, rispetto ai conti correnti, al fine di proteggersi dal caro vita. Così, mentre i tassi attivi sui conti correnti restavano e restano tuttora al di sotto dell’uno per cento, è cresciuta la raccolta indiretta delle banche che rappresenta l’attività di investimento e di distribuzione di azioni, fondi comuni, titoli di stato, polizze assicurative o fondi pensione.

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