Un’edizione speciale, per festeggiare i 50 anni del Festival della Valle d’Itria, divenuto patrimonio culturale identitario e attrattore turistico. Mezzo secolo di storia è il sigillo di eccellenza per un evento che si è radicato nel territorio, mettendone in luce talenti e bellezza.
“È un festival che si è aperto totalmente alla città – dice Carlo Dilonardo, assessore alla Cultura del Comune di Martina Franca – che ne ha goduto anche attraverso delle iniziative spostate in zone periferiche, in quartieri che non avevano mai visto le opere meravigliose del festival, e che quindi davvero sta operando sul territorio in modo totalmente coinvolgente, innovativo e inclusivo”.
“Questa rassegna, a tutti gli effetti, si annovera fra gli eventi di destinazione più importanti – sottolinea Gianfranco Lopane, assessore al Turismo della Regione Puglia – capaci di caratterizzarsi per identità, per la proposta artistica. Questa rassegna, ancora una volta, arricchisce una programmazione che negli anni ha dato al territorio intero la possibilità di crescere”.
Dal 17 luglio al 6 agosto un calendario fitto: tre titoli d’opera, concerti, incontri, mostre e convegni nei luoghi storici di Martina Franca e nelle masserie del territorio incastonate tra gli ulivi. Dal Barocco al Novecento, il festival conferma l’attenzione per il canto lirico con allestimento di due “rarità”. Ce le svela Sebastian F. Schwarz, direttore artistico del Festival della Valle d’Itria: “Aladino e la lampada magica”, titolo poco conosciuto di Nino Rota, una storia particolarmente interessante e una messa in scena fiabesca; e “L’Ariodante” di Hendel che festeggia il 550esimo anniversario di Ariosto, perché è basato sull’Orlando Furioso.
L’inaugurazione, il 17 luglio a Palazzo Ducale, con la Norma di Bellini diretta dal maestro Fabio Luisi alla guida dell’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari, con a regia di Nicola Raab e un cast di voci internazionale.