LECCE – SAN CATALDO – È certamente dolosa la natura dell’incendio appiccato domenica nell’oasi Le Cesine – a cavallo tra i comuni di Lecce e Vernole – il cui bilancio è drammatico. La caccia al piromane è già in atto. Intanto ad essere divorati dalle fiamme sono stati 60 ettari della riserva naturale: distrutto il canneto e solo in parte l’area boschiva.
L’incendio è partito da un punto solo e senza l’uso di particolari inneschi: chi lo ha appiccato potrebbe aver usato un banale accendino o anche un foglio di carta in fiamme. Le indagini sono state condotte con il metodo delle evidenze fisiche, con cui le squadre specializzate del Nucleo Informativo Antincendio Boschivo e NIPAAF dei carabinieri hanno analizzato gli indicatori lasciati dal fuoco durante il suo passaggio.
Il WWF, a cui è affidata la gestione dell’oasi, punta il dito anche contro la crisi climatica che contribuisce all’avanzata del fenomeno, che in estate si fa strage. L’associazione preannuncia inoltre di volersi costituire parte civile nel processo contro i piromani entrati in azione.
Non è la prima volta che la riserva viene interessata dalle fiamme: già nel 2011 e nel 2018 le lingue di fuoco hanno minacciato, lambendola, l’integrità dell’oasi.
Nel 2023, in Italia, gli incendi boschivi sono aumentati del 36%, mentre i caschi rossi lamentano periodicamente una grave carenza di personale operativo anche in questo territorio: l’ultimo allarme risale a 15 giorni fa.
Una situazione critica che, già a metà di quest’estate, ha spinto a definire il 2024 come l’anno più disastroso per la gestione degli incendi in tutta la regione.