TELERAMA – Benvenuti gentili e soprattutto curiosi lettori di TrNews, al consueto appuntamento settimanale con “Cineclub”, dove i protagonisti assoluti sono le uscite più attese belle sale cinematografiche. Cominciamo il nostro itinerario nelle proposte che in questi giorni stanno facendo parlare più di sé al cinema, con l’ avventura fantascientifica “Il regno del pianeta delle scimmie” di Wes Ball. Il regista, con all’attivo solo i tre lungometraggi legati alla saga teen adult scritta da James Dashner “The maze runner”, è passato da una saga ad un’altra arrivando a dirigere il quarto capitolo della serie reboot del cult del 68′ “Il pianeta delle scimmie”. Questa pellicola è stata pensata come il primo atto di una nuova trilogia che vuole concentrarsi sull’eredità lasciata dal capo rivoluzionario Cesare. Infatti quasi 300 anni dopo la sua morte, sono emerse sulla Terra diverse società di scimmie che l’hanno ripopolata. Tra i diversi clan ci sono anche diversi individui che hanno reinterpretato gli insegnamenti di Cesare per sottomettere le altre scimmie. Noa, il nostro protagonista, lotterà per la sua libertà personale e quella dei suoi cari. La saga reboot che è stata avviata nel 2011 con il grandissimo successo di pubblico “L’alba del pianeta delle scimmie”, continua a macinare consensi e molto probabilmente non smetterà di farlo anche con le sue prossime iterazioni.
Da un film costruito da cima a fondo al computer passiamo ad una pellicola d’animazione… e che pellicola! Sto parlando del grande ritorno in sala del classico degli anni 2000′ “La sposa cadavere” dell’amatissimo regista Tim Burton. Il maestro del cinema, capace di far rivivere l’espressionismo tedesco degli anni 20′ mischiandolo con uno stile gotico inconfondibile e tutto suo, con questo film del 2005 completamente girato in stop motion, ha consacrato nel cinema dell’animazione la sua visione del mondo. Questo musical macabro è un adattamento di una leggenda popolare risalente al sedicesimo secolo dal titolo il Dito. La pellicola è però ambientata nel diciannovesimo secolo e racconta la storia paranormale di Victor van Dort, giovane in procinto di sposarsi che involontariamente si lega ad una sposa cadavere di nome Emily. La consorte defunta è una donna che , anche lei alla veglia del matrimonio, è stata tradita e uccisa dal futuro sposo, venendo incastrata in un limbo metafisico in attesa dell’amore che le fu negato. Quest’ottocentesca storia di sangue, intrighi e fantasmi è in realtà un racconto dolcissimo e visivamente incantevole, che commuove e diverte con una genuinità unica nel suo genere.
Concludiamo i nostri consigli settimanali parlandovi di un cult urbano degli anni 90′, del thriller francese in bianco e nero “La haine” (l’odio) di Mathieu Kassovitz. L’instant classic che ai tempi immortalò Vincent Cassel nell’olimpo degli attori di livello mondiale, torna in gran stile al cinema con un’ottimo restauro in 4K. Protagonisti della pellicola Vinz, Hubert e Said, tre amici della Banlieu parigina che dopo aver vissuto nel loro quartiere le conseguenze degli scontri tra i civili e la polizia, carichi di rabbia decidono di vendicarsi e avere giustizia. Seguendo con la macchina da presa queste 24 ore dei tre giovani, Kassovitz ha catturato il valore degli squilibri sociali che i protagonisti vivono, creando un trattato visivo affascinante, sporco e ricercato e allo stesso tempo un discorso dal linguaggio universale. Tra le tante è iconica la scena in cui Cassel fa il verso al De niro di Taxi Driver. “La haine” è diventato fin da subito come un punto di riferimento fondamentale per l’immaginario collettivo della vita metropolitana.
DAVIDE PAGLIARO