LECCE – La bomba sta per esplodere. E rischia di produrre effetti deflagranti per tutti i comuni pugliesi. La tariffa calmierata sui rifiuti imposta dalla Regione è stata ritenuta illegittima dal Consiglio di Stato che ha cancellato definitivamente la delibera sui cosiddetti «minimi», cioè gli impianti ritenuti essenziali per la chiusura del ciclo cui veniva applicata una tariffa «pubblica» ben più bassa di quella di mercato. Risultato? Un bubbone da 60 milioni di euro per la Puglia, 13 dei quali carico della provincia di Lecce. Si cerca a fatica una via d’uscita per evitare una stangata per i cittadini.
“Siamo pronti a presentare un ricorso al Capo dello Stato”, fa sapere il presidente dell’Aro Lecce 7 Silvano Macculi, il quale preannuncia anche “possibili profili di incostituzionalità sul modello di governance”.
Ma è una lotta contro il tempo. In questi giorni, infatti, i Comuni stanno predisponendo i Pef, i Piani economico finanziari, per prevedere in bilancio l’adeguamento delle tariffe Tari 2022 e 2023 e gli aumenti per il 2024 e 2025. “L’auspicio – conclude Macculi – è di aprire anche una trattativa con i gestori degli impianti per spalmare il debito a sei anni”.