TAURISANO – Prima le urla in casa tra Albano e Aneta alla presenza del figlio, poi la donna che si rifugia in casa dell’amica che abita sullo stesso pianerottolo e infine l’arrivo dell’uomo che con un coltello da cucina inizia a colpire la moglie che supplicava il marito di fermarsi. “Vabbanne se no te cciu puru a tie” avrebbe poi detto alla vicina di casa che aveva provato a bloccare l’uomo, finendo per rimanere ferita al braccio sinistro, in direzione del cuore, con il coltello, fortunatamente la lama ha provocato un taglio ascellare, una ferita giudicata guaribile dai sanitari in dieci giorni. Quando la donna si è guardata allo specchio e ha visto che perdeva sangue, detto all’uomo “Cosa stai facendo”, e lui ha risposto nuovamente “vabbanne se no te cciu puru a tie”. Nell’appartamento c’erano anche i nipotini della vicina, di 12 e 9 anni, seduti sul divano, accompagnati sulla veranda dalla donna, chiedendo loro di chiamare il nonno e la mamma, ma una volta rientrata nel salotto ha trovato Galati che con violenza accoltellava la moglie, per poi abbandonare il coltello e fuggire. La vicina, per paura che Albano tornasse, ha chiuso subito la porta e ha chiamato il 118. “Chiara aiutami”, diceva la vittima agonizzante e sarebbero state queste le sue ultime parole. I figli della coppia, ascoltati dagli investigatori, hanno riferito delle violenze del padre nei confronti della madre sin da quando erano ancora bambini. Soprattutto nell’ultimo periodo il clima in casa era abbastanza teso, prevalentemente per motivi economici e per l’acquisizione degli assegni familiari. Dopo il delitto, Galati, con la mano sinistra ancora sporca di sangue, si ferma in un bar dove consuma un bicchiere di whiskey, per poi recarsi nel commissariato e confessare l’omicidio. Durante l’ascolto, però, viene colto da un malore e si accascia a terra battendo la testa, e una volta ripresi i sensi ha dichiarato di non ricordare nulla e di non sapere neppure la ragione della sua presenza in quegli uffici. Intanto, dopo l’interrogatorio di garanzia la giudice Giulia Proto ha confermato il carcere difendendo la personalità di Galati come “violenta e cruenta, priva di freni inibitori e capace di perpetrare delitti della più inaudita gravità”. Non è esclusa la possibilità che i legali chiedano accertamenti psichiatrici nei riguardi dell’uomo che ai magistrati ha già raccontato di essere in cura da diversi anni al Centro di salute mentale.