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Lecce
08 Dicembre 2023
Attualità

Ciclabile fantasma, viaggio tra rovi, alberi abbattuti e cumuli di rifiuti

Don Tonino Bello – Tricase

SAN CATALDO – La leggenda della pista ciclabile Lecce-San Cataldo. Oppure la leggenda del tracciato realizzato per il controllo della condotta a mare delle acque depurate e poi ribattezzato come ciclovia del mare per la gioia di cicloturisti, famiglie, amanti delle passeggiate su due ruote con vista campagna. Sia una o sia l’altra, certo è che a più di quindici anni dalla realizzazione, quel nastro d’asfalto che corre parallelo lungo la Lecce-San Cataldo, partendo dal quarto chilometro e finendo al decimo, è sepolto sotto alberi abbattuti dal vento, rovi di dimensioni impressionanti, rami che si intrecciano sino ad inghiottire chi ha deciso di avventurarsi, cumuli e cumuli di rifiuti di ogni genere buttati a destra e sinistra, diventando così a tutti gli effetti una pista fantasma. Uno scempio, ignorato e che sfregia il paesaggio della campagna circostante a due passi da Lecce e che abbiamo voluto documentare per immagini, chilometro dopo chilometro. Un viaggio in una selva oscura che obbliga a lasciare ogni speranza a chi, sfidando sbarramenti in pietra o improvvisati cancelli messi a protezioni di proprietà privati, decide di provare a percorrerlo. L’ingresso, ostruito da un grosso blocco di cemento, si trova quasi davanti al cancello d’ingresso del Consorzio di bonifica Ugento Li Foggi. E qui i primi segni dell’abbandono, con un grande cespuglio di rovi che sbarra il cammino. Proseguendo, con non poche difficoltà e superato il secondo sbarramento si arriva su un tratto dove i rovi sono di dimensioni enormi. Nelle vicinanze un gruppo di case ed i residenti come più volte hanno chiesto l’intervento del comune per effettuare la pulizia, anche perché il rischio che tutto possa prendere fuoco è più che concreto. Ma nulla, così c’è chi, esasperato, ha provveduto da sé almeno nelle immediate vicinanze dell’abitazione, traccinado anche una linea tagliafuoco. Il viaggio prosegue chilometro dopo chilometro, tra sbarramenti di cemento e sbarramenti naturali creati da una madre natura. Tanti, troppi, i rifiuti: lavatrici, scarti di lavorazione edile, lattine, bottiglie, sacchetti dell’immondizia, sedie, vecchie porte. Tutto così, con a destra e sinistra quel che resta di un guard rail metallico smontato a pezzi e buono da rivendere come ferro vecchio, con i pannelli solari dei pali della pubblica illuminazione mai entrati in funzione e anche questi smontati. C’è l’ultimo blocco di cemento, il viaggio finisce qui. Svolta a sinistra e strada di ritorno da percorrere sulla non certo più sicura San Cataldo Lecce.

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