In cima alla classifica delle regioni con la spesa procapite più alta destinata alla prevenzione e, al tempo stesso, in coda alla classifica delle regioni con i servizi qualitativamente più soddisfacenti. A dimostrazione che in Puglia e nel Salento il detto “come spendi mangi” non è sempre vero. O almeno non nella Sanità.
A cristallizzare il paradosso è l’indagine, pubblicata sul Sole24Ore, della corposa relazione stilata dalla sezione Autonomie della Corte dei Conti sui bilanci regionali, occupati per quasi l’80 per cento dalla sanità. Ebbene dall’analisi dell’impatto di questa spesa, che in Puglia è tutt’altro che esigua, il dado è tratto: la quantità dei soldi sborsati non va di pari passo con la qualità dei servizi e dunque dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), con buona pace di tasche e salute.
Ma andiamo a vedere i dati più nel dettaglio.
Lo studio prende in analisi tre distinte aree sanitarie, mettendo a paragone la spesa procapite di ogni singola regione e i risultati ottenuti: l’area della “Prevenzione”, quella della “Sanità Territoriale” (che include l’assistenza della medicina di base e le cure domiciliari) e “l’area ospedaliera”.
È nel primo settore indagato, quello della Prevenzione, che il paradosso pugliese è lampante. Pur essendo nella top five delle regioni con la spesa più alta, la Puglia precipita quintultima nella classifica dei servizi qualitativamente migliori, collezionando 67,85 punti su 100. Supera la sufficienza? Sì. Ma ad un prezzo decisamente alto, considerato che con 15 euro di spesa procapite in meno la Regione Umbria ottiene più di 91 punti su 100 (guadagnandosi la medaglia d’argento); anche la Toscana supera i 91 punti e lo fa con ben 35 euro di spesa in meno. Di più: con 48 euro in meno a testa (sempre rispetto alla spesa pugliese) la provincia di Trento supera addirittura i 92 punti e mezzo, una virtù che le consegna il podio.
In sostanza con un budget di spesa inferiore rispetto alla Puglia, ad eccezione di quattro, tutte le altre regioni garantiscono servizi migliori.
Non va meglio il tema di assistenza territoriale, seconda area indagata dallo studio.
Ogni pugliese spende in media 1.218 euro annui e per questo la regione si piazza a metà della classifica sul caro spesa sanitaria. E in qualità delle prestazioni? La Puglia scivola al quartultimo posto, con una sufficienza striminzita di 61,66 punti su 100 totali.
Anche in questo caso con un budget inferiore, ad eccezione di Campania e Calabria, tutte le altre regioni fanno meglio. Un esempio emblematico? Il Veneto, che con 49euro in meno di spesa procapite annua, ottiene ben 95 punti; così come la Lombardia che con 32 euro in meno annui ottiene 93 punti. Entrambe, con un minore esborso, guardano la Puglia dall’alto in basso della classifica.
E nella rete dei servizi ospedalieri? Qui uno spiraglio di speranza c’è. Con 885 euro di spesa procapite, la Puglia è in coda alle regioni più care. Per qualità dei servizi, si ferma al decimo posto, all’esatta metà della classifica. Come a dire: senza infamia, ma anche senza lode.
ERICA FIORE