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San Cataldo, il giorno dopo l’inferno tra rabbia e disperazione

LECCE – L’odore acre di bruciato ad ammorbare ancora l’aria, e tutto intorno cenere, alberi che il fuoco ha reso scheletri, auto e case distrutte e fumo che ancora si leva da quel che resta di pinete e macchia mediterranea. E’ il giorno della rabbia e della disperazione, scolpite tutte nelle parole e sui volti segnati di chi ha perso la propria abitazione, i propri affetti, il frutto di sacrifici di una vita. Tutto intorno alla pineta tra il Faro e la darsena c’è solo distruzione, con la gente impegnata a svuotare le case toccate dalle lingue di fuoco.

E c’è anche chi lancia accuse verso la pubblica amministrazione, colpevole a suo dire di non aver preso a cura quelle pinete abbandonate, piene di rifiuti e sprovviste di linee tagliafuoco, che forse avrebbero potuto evitare in parte l’inferno di fiamme

Intanto proseguono le attività di bonifica dei vigili del fuoco, presenti con uomini e mezzi e con una centrale operativa mobile, mentre sul posto continuano ad essere presenti tutte le forze dell’ordine, l’esercito, i vigili urbani, le squadre di soccorso sanitario e la croce rossa, ognuna pronta a dare il proprio contributo.

Tante le ipotesi sulle cause dell’enorme incendio, con cinque punti fuoco individuati, e prende sempre più consistenza quella del dolo. Ma ora della marina dei leccesi resta solo un enorme sepolcro di ceneri e macerie. Rialzati San Cataldo

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