“Degrado e sporcizia nelle stanze del Dea”: la denuncia a DilloaTelerama

LECCE – “E’ una vergogna, qui si calpesta la dignità della persona in sè prima ancora che del paziente”. Rabbia e amarezza nelle parole di una telespettatrice che ha deciso di rivolgersi al nostro sportello DilloATelerama per denunciare una situazione assurda che si registra in una struttura sanitaria pubblica che dovrebbe accogliere, curare e assistere i pazienti nel migliore dei modi.
“Le stanze della sala intensiva 1 di ortopedia del Dea sono sporche e i pazienti vivono nel degrado totale”, continua. Sono parole forti, da cui emergono disperazione e rassegnazione per una situazione divenuta ormai insostenibile.
“In seguito a un incidente – continua la donna – mio marito è ricoverato da una settimana in attesa di essere operato e le condizioni della sua stanza, come quella di tanti altri pazienti della stessa zona, sono pietose”.
C’è di più: il racconto della telespettatrice si arricchisce di altri elementi inquietanti: “Il bagno non viene pulito, da tre giorni non viene ritirata la spazzatura, i vetri sono macchiati, i pavimenti sono sporchi di terra, i pappagalli igienici vengono svuotati e non sanificati, siamo costretti a farlo noi parenti, le lenzuola vengono cambiate di rado e quando vengono chiamati, gli infermieri arrivano dopo un’ora\due, anche tre, l’entrata del pronto soccorso presenta una macchia disgustosa. Si può andare avanti così? Cosa dovrei fare, un esposto a SanitaService?” chiede la donna. “La madre di un ragazzo ricoverato è stata costretta a pulire da sola il bagno della stanza del figlio, altrimenti sarebbe stato invaso dalla sporcizia. Solo le stanze riservate ai medici sembrano essere pulite con frequenza”, continua. “I pazienti in ospedale non possono essere trattati così”, conclude la nostra telespettatrice.
Un brutto “spettacolo”, dunque, offerto ai pazienti e ai loro familiari, che certamente non mette in buona luce una struttura che dovrebbe tutelare, nel rispetto totale della dignità umana, la persona e accompagnarla, in maniera quanto meno decorosa, nel suo percorso di guarigione.

Mariafrancesca Errico

 

 

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