Muore in ospedale dopo la caduta in Rsa: la Procura vuole vederci chiaro

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Per capire se si potesse evitare quella caduta in Rsa che nel 2019 si è rivelata fatale per un 79enne, la Procura leccese dispone ulteriori accertamenti, prima di decidere sul rinvio a giudizio di un’infermiera e quattro oss sotto accusa per la vicenda. L’ipotesi di reato è di abbandono di incapace e soppressione di atti, dacché il foglio con le presenze del personale in servizio quel giorno sarebbe misteriosamente sparito.

L’episodio finito sotto la lente degli inquirenti risale appunto a quattro anni fa e a sporgere denuncia furono i familiari dell’anziano.

Nelle scorse ore il gip Alcide Maritati, in sede di udienza preliminare, ha accolto le eccezioni addotte dalla difesa dei cinque imputati, costituita dagli avvocati Mario Fazzini, Giuseppe De Luca, Viviana Labbruzzo, Alessandro Quarta ed Agnese Lorenzo. I legali hanno evidenziato, punto per punto, presunte lacune nelle indagini condotte dai carabinieri, che si sarebbero poi tradotte in inesattezze fuorvianti riportate nelle relazioni di servizio. Una su tutte potrebbe completamente cambiare le carte in tavola e riguarda il contesto in cui la caduta, fatale per l’anziano, sarebbe avvenuta. Secondo le indagini in una stanza in cui il 79enne era completamente solo. Secondo la difesa, prove alla mano, nella sala ricreativa in cui tutti gli ospiti erano convogliati per un momento di svago.

Adesso sarà il pubblico ministero Giorgia Villa (già titolare del fascicolo di inchiesta) ad occuparsi del supplemento investigativo richiesto dal giudice. In 28 settembre prossimo si tornerà poi in aula.

Dopo aver fatto spola tra l’ospedale di Copertino, quello gallipolino e la stessa Rsa che lo ospitava, l’anziano morì in sala operatoria. Affetto da diverse patologie, il suo cuore non ha retto. E poiché tutto ha avuto inizio dalla caduta, la famiglia invoca chiarezza e giustizia.

 

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