
BARI – Vietato pescare i ricci nei nostri mari per i prossimi tre anni per consentire il ripopolamento dei fondali a rischio desertificazione a causa del prelievo massiccio degli ultimi anni.
La Legge sul fermo pesca, approvata il 28 marzo scorso in Regione e proposta dal Consigliere Paolo Pagliaro, entra in vigore da questo venerdì, con immediata efficacia.
È il culmine di un iter complesso, partito dalla pdl condivisa con pescatori, ricercatori e ambientalisti e sottoscritta dal presidente Emiliano e da 49 consiglieri regionali.
Per lasciare ai ricci tempo e modo per riprodursi il fermo biologico fino ad ora in atto nei soli mesi di maggio e giugno non era sufficiente a contrastare un mercato fuori controllo. Negli anni anche il rispetto dlla taglia minima consentita per il prelievo degli esemplari, ossia sette centimetri di diametro, è andata a farsi benedire.
La legge – è bene precisarlo – non vieta di commercializzare ricci di provenienza extra regionale, che già oggi vengono serviti nei nostri ristoranti (arrivano soprattutto da Spagna, Grecia, Portogallo, Croazia, Albania e la polpa perfino dal Cile). Questi ricci potranno continuare ad essere consumati, purché sia chiara e certificata la loro origine d’importazione. A vigilare sarà la Guardia costiera, che assicura massimo impegno sul fronte di controlli e sanzioni, come ha ribadito l’ammiraglio Leone, comandante regionale delle Capitanerie di Porto, nell’incontro che si è tenuto lo scorso 18 aprile.
Per questo è importante che la Giunta regionale si attivi entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, definendo sanzioni più stringenti ed efficaci per i trasgressori.
Non solo. A proposito di prossimi impegni da onorare, il consigliere regionale Pagliaro sollecita il govrnatore Emiliano e l’assessore al ramo Pentassuglia a dare seguito alle promesse fatte pubblicamente: stanziare subito le risorse promesse per i ristori ai pescatori autorizzati nel triennio di stop, per il monitoraggio scientifico durante il fermo pesca e per la campagna di sensibilizzazione sull’importanza del rispetto di questa legge.
“È evidente che bisogna fare in modo che chi campava dalla pesca dei ricci, abbia il ristoro per questo fermo” disse a caldo Emiliano. Pentassuglia tracciò poi la strada per reperire i soldi: “Adesso serve la firma da parte del ministro del decreto delle risorse FEAMPA – ha spiegato – perché quello ufficializza le risorse. Da lì la procedura dei bandi”. Impegni questi che lo stesso Pagliaro ha voluto cristallizzare in una mozione che sarà discussa in Consiglio regionale nella prossima seduta utile.
Intanto, perché la Legge raggiunga senza ostacoli i suoi obiettivi, serve il contributo e l’impegno di tutti. “Quindi – come raccomanda il presidente regionale di Italia Nostra, Cosimo Manca, in rappresentanza del mondo ambientalista – se al ristorante ci proporranno un piatto di ricci di mare, rispondiamo «No, grazie», o chiediamo garanzie sulla provenienza extra regionale. E denunciamo chi non rispetta una legge che speriamo diventi modello anche per altre regioni, a tutela dell’intero ecosistema marino”.
Soddisfazione è stata espressa anche dal WWF: “una legge che si attendeva da anni – esultò l’associazione – finalmente uno strumento utile per consentire il recupero della popolazione ittica”. E di fatto il provvedimento non giova solo ai ricci: la pesca intensiva di questa specie, come è noto, può determinare anche la riduzione del pesce costiero che se ne ciba, fino a portare al collasso degli stock ittici. Tutti rischi che la nuova legge intende scongiurare.
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