LECCE – “L’effervescenza registrata nei primi sei mesi del 2022 riflette il dinamismo di equilibri e assetti criminali, segnati non solo da contrasti tra clan contrapposti ma anche da guerre intestine“. A scattare questa fotografia del territorio è la nuova relazione della Direzione Investigativa Antimafia riferita al primo semestre 2022.
“Crescono le tensioni mafiose, riconducibili – si legge – a due fattori. Il primo: la pressione delle nuove leve, impazienti di scalare le gerarchie criminali e disposte a tutto pur di ricoprire ruoli apicali. Il secondo fattore: i mutamenti repentini delle alleanze, dovuti ai continui tentativi per l’acquisizione di maggiori spazi e poteri nei territori di riferimento“.
Entrando nel merito degli affari delle mafie locali, per la Direzione Antimafia non vi è alcun dubbio: “nel Salento i clan trovano l’humus ideale per attecchire nei settori economici nevralgici dell’area – si legge – influenzandone ed orientandone spesso le politiche e le linee di sviluppo economiche e imprenditoriali“, allungando i tentacoli anche sulla macchina amministrativa.
Non è un caso che, in riferimento al semestre analizzato, la relazione citi il caso Neviano, come esempio di “documentati e concreti elementi di condizionamento mafioso in taluni amministratori locali. In tale ambito – si legge ancora – il clan Coluccia si è distinto per le sue modalità d’infiltrazione, attraverso la stipula di un pactum sceleris avente ad oggetto lo scambio politico-mafioso tra voti e utilità economica”.
Ad accendere un faro sulla vicenda fu l’indagine denominata “Insidia”, condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Lecce. Indagine che confermò le potenzialità operative e la forza intimidatoria del clan che, già nel 2018, si rese corresponsabile dello scoglimento del Comune di Sogliano Cavour, all’esito di un’altra inchiesta denominata “Contatto”.
Per ciò che riguarda il core business della Scu, droga ed estorsioni si confermano le principali attività, quelle più proficue. A preoccupare, invece, sono le nuove strategie di investimento dei profitti illecitamente accumulati, anche tramite il condizionamento degli enti locali.
La piena operatività del clan Moccia radicato ad Afragola (NA), infine, dimostra i crescenti interessi verso questo territorio anche da fuori regione, con “le proiezioni affaristiche del clan napoletano, attraverso la gestione monopolistica violenta di interi settori imprenditoriali e commerciali, che hanno interessato anche la Puglia“.
Al netto delle consorterie ormai storiche e ancora ben radicate, con i leader in grado di impartire ordini anche dietro le sbarre, attenzione altissima sull’escalation di raid incendiari, spesso riconducibili ad intimidazioni.
ERICA FIORE