Cronaca

Omicidio Carvone, rinviato a giudizio il presunto assassino

BRINDISI – E’ stato rinviato a giudizio Giuseppe Ferrarese, il presunto assassino di Giampiero Carvone, ucciso con un colpo di pistola nel settembre 2019, nel rione Perrino di Brindisi. Processato anche Orlando Carella per aver minacciato una testimone chiave.

Una pagina importante sulla criminalità organizzata brindisina è stata scritta nelle ultime ore nell’aula bunker del tribunale di Lecce, quando il gup, nell’udienza preliminare ed accogliendo la richiesta del pm della DDA, Carmen Ruggiero, ha rinviato a giudizio il 27enne Giuseppe Ferrarese, accusato di aver freddato con un proiettile in testa il 19enne Giampiero Carvone, il 9 settembre 2019, sotto la propria abitazione in via Tevere 19, nel rione Perrino di Brindisi. Ferrarese, in carcere dal 27 giugno scorso e difeso dai legali Cosimo Lodeserto ed Emanuela De Francesco del Foro di Brindisi, nel processo del prossimo 18 aprile, presso la Corte d’Assise di Brindisi, dovrà rispondere di omicidio premeditato aggravato da futili motivi e per averlo commesso per agevolare la Sacra Corona Unita.

Oltre al presunto killer, sarà processato anche il 54enne Orlando Carella, accusato di aver minacciato la giovane testimone chiave del processo probatorio, con l’aggravante di averlo fatto con metodo mafioso. La famiglia di Carvone, invece, si è costituita parte civile. Le accuse nei confronti degli imputati sono arrivate anche grazie alle dichiarazioni rese da quatto collaboratori di giustizia, ai vertici del clan brindisino della SCU, vale a dire Andrea Romano, ritenuto il capo del sodalizio criminoso, la moglie Angela Coffa, la sorella Annarita Coffa ed il marito Alessandro Polito.

Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che il movente dell’omicidio è stato individuato in un furto d’auto e del successivo danneggiamento della stessa a causa di un incidente. L’auto in questione, però, apparteneva a persone che non dovevano essere toccate. Secondo il gip, Carvone sarebbe andato in contro alla morte anche per aver fatto l’infame, avendo riferito ad un uomo di spessore, assai temuto, i nomi dei suoi complici nel furto, tra cui proprio Giuseppe Ferrarese.

Tommaso Lamarina

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