Legale

Comune sciolto per mafia, l’Appello riabilita il sindaco: candidabile

SQUINZANO – Totale estraneità ai fatti contestati e piena candidabilità. Con una sentenza delle scorse ore la Corte d’Appello di Lecce ha scagionato l’ex sindaco di Squinzano, Giovanni Marra, da ogni accusa mossa a suo carico dal Ministero dell’Interno, ai fini della sua dichiarazione di incandidabilità. La prima sezione della Corte, presieduta da Riccardo Mele, ha infatti respinto il reclamo proposto dal Governo contro la precedente decisione del Tribunale di Lecce, accogliendo le tesi difensive dell’Avv. Paolo Gaballo e condannando inoltre il Ministero dell’Interno al pagamento di oltre 7mila euro di spese legali.

Ma facciamo un passo indietro. Nel 2021 il Comune di Squinzano era stato sciolto per presunte infiltrazioni mafiose e, a seguito delle dimissioni dei Consiglieri Comunali e del subentro della Commissione di indagine nominata dal Prefetto di Lecce, il Ministero dell’Interno aveva proposto dinanzi al Tribunale di Lecce l’azione di incandidabilità nei confronti di Giovanni Marra, nella sua qualità di ex Sindaco di Squinzano nell’arco temporale 2018/2020.

Dal canto suo Marra, difeso dall’avvocato Gaballo, aveva sempre sostenuto la sua innocenza, insieme all’inammissibilità e all’infondatezza dell’azione del Ministero.

Dopo il primo rigetto del ricorso da parte del Tribunale di Lecce nel 2022, adesso anche la Corte d’Appello respinge il reclamo del Governo, ritenendolo infondato nel merito.

“Il Ministero – si legge nella sentenza – si è limitato a riproporre apoditticamente le tesi efficacemente (nonché condivisibilmente) disattese dal Tribunale, ed a proporre argomenti privi di linearità dimostrativa e meramente congetturali”.

Grande soddisfazione è stata espressa dall’ex sindaco di Squinzano, che adesso può tirare un sospiro di sollievo. “Anche la Corte d’appello – ha detto – ha confermato, senza mezzi termini, la mia non colpevolezza nello scioglimento del consiglio comunale. Tengo a ringraziare tutti i cittadini che hanno creduto sempre nella mia onestà e a ribadire la mia completa fiducia nella magistratura”.

Giorgia Durante

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