
BARI – La scadenza, perentoria, è fissata per la fine di marzo. Entro quella data la Regione dovrà costituire la nuova società che gestirà gli impianti pubblici per lo smaltimento di rifiuti. L’ultimo tassello di un percorso, non semplice, iniziato nel 2019. L’obiettivo è quello di abbattere la tariffa pagata dai comuni e chiudere il ciclo nei territori, il rischio – per i detrattori del progetto – è che sia un nuovo carrozzone che di obiettivi non ne raggiungerà.
Intanto, come detto, i Comuni, parte di Ager, puntano alla riduzione delle tariffe, passando con la nuova società a 98 euro a tonnellata per lo smaltimento dei rifiuti urbani – dell’umido per intenderci – dagli attuali 145 euro pagati mediamente.
La società sarà, come detto, pubblica, si occuperà solo della gestione degli impianti, inizialmente ne avrà solo uno, quello di Marina di Ginosa. Il prossimo potrebbe essere quello di Brindisi. Si vedrà successivamente se costruirne altri o bandire gare per la gestione, considerando, però, che la legge impedisce di superare il 50 percento degli impianti totali esistenti nella regione. Dunque, ha specificato Gianfranco Grandaliano, direttore generale di Ager, audito in Commissione, si andrà a coprire uno spazio libero del mercato. L’esempio classico – ha detto – è arrivare a coprire il fabbisogno della Regione nello smaltimento della forsu, visto che ogni estate i picchi turistici impongono ai camion stracolmi di rifiuti, viaggi verso gli impianti del nord perché quelli sul territorio non riescono a smaltire il surplus prodotto.
Il passaggio tecnico sarà l’ingresso di Ager nel capitale sociale della partecipata di Acquedotto Pugliese, Aseco – il costo del 40 percento delle quote è di circa 1milione e mezzo di euro e sarà finanziato dalla Regione – per consentire ad Ager di affidare ad Aseco la realizzazione e gestione degli impianti di smaltimento e recupero rifiuti urbani e dei fanghi da depurazione, e ad Acquedotto Pugliese di affidare ad Aseco il recupero e lo smaltimento dei fanghi stessi.
Perché il problema sono anche i fanghi: il presidente di Aqp, Domenico Laforgia, anche lui audito in Commissione, ha dato i numeri di una situazione che ad oggi resta critica: in Puglia si producono 190mila tonnellate di fanghi, portati fuori regione per un costo annuale di 35milioni di euro, pagati dagli utenti. Si è riusciti, con l’impianto di Aseco, a ridurre il carico di 25mila tonnellate, ma tutto il resto continua a viaggiare verso gli impianti del nord.
Anci però sembra frenare. In linea di massima i Comuni si sono detti d’accordo sull’impianto generale ma – ha detto il presidente di Anci Puglia, Ettore Caroppo – vogliono comprendere fino in fondo quale sarà e sarà salvaguardato il ruolo dei comuni stessi e se, non da meno, sarà garantita la rappresentanza di tutte le province.
Il consiglio di amministrazione della nuova società, ha fatto sapere Laforgia, sarà snello, composto da tre membri e un direttore generale e, sino all’avvio, a titolo gratuito. Dopo, però, non è chiaro ancora cosa succederà e quanto saranno remunerati.
Si tornerà a parlarne.
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