Addio superbonus: ad avere la peggio i piccoli contribuenti

PUGLIA – Superbonus addio. Lo stop del Governo di fatto non consente più di cedere i crediti o applicare lo sconto in fattura, anche se non stati cancellati i bonus fiscali edilizi.

Ma è del tutto evidente che il provvedimenti di Palazzo Chigi avrà delle conseguenze soprattutto sui contribuenti che percepiscono un reddito medio-basso.

“Condivisibile o meno – spiega l’analista Davide Stasi – resta da studiare ora un meccanismo che salvaguardi la numerosa fascia di contribuenti con redditi medio-bassi, che verrebbe esclusa se i lavori venissero rimborsati con la sola detrazione in dichiarazione dei redditi. Per recuperare centomila euro di rimborsi Irpef spalmati in quattro anni, occorrerebbe un reddito annuo intorno ai 70mila euro”.

Risultato? Sono ormai fuori dalla maxi-agevolazione al 90 per cento (prima 110 per cento) i condòmini meno facoltosi, ma anche i proprietari di immobili unifamiliari e indipendenti, in quanto con il decreto Aiuti-quater è stata introdotta una proroga per l’accesso delle unifamiliari al superbonus purché – ricorda Stasi – siano rispettati alcuni paletti: deve trattarsi dell’abitazione principale, di cui essere proprietari o titolari di un diritto reale sull’immobile, ma soprattutto avere un reddito non superiore a 15mila euro in base al nuovo quoziente familiare. Proprio il quoziente familiare, sul quale peraltro sono ancora attesi i chiarimenti delle Entrate, rappresenta l’elemento di novità. Ha infatti una struttura diversa rispetto all’Isee, perché considera solo i redditi e non i patrimoni».

Ad avere la peggio – come spesso accade – sono i cittadini che possono contare su un reddito minore. Chi ha un reddito di 15mila euro e, in qualche caso, figli a carico, difficilmente infatti dispone della liquidità necessaria per pagare di tasca propria i lavori di riqualificazione che possono oscillare tra gli 80mila e i 100 mila euro. Se venisse superato questo primo scoglio, ce ne sarebbe un altro: la capacità fiscale. Occorre tenere conto che, per il doppio salto di classe energetica dell’immobile, ci sarebbero circa 20-25 mila euro da portare in detrazione ogni anno, considerato che la detrazione va ripartita in cinque quote annuali di pari importo per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2021, mentre in quattro quote annuali per le spese del 2022.

Ma non mancano le alternative al Superbonus. Sono tante, infatti, le norme che, negli anni, hanno interessato la fiscalità immobiliare. Le agevolazioni fiscali per interventi di recupero del patrimonio edilizio sono state introdotte già a partire dal 1997, mentre a partire dal 2007 sono state previste detrazioni fiscali per interventi di efficienza energetica. C’è di più: le detrazioni per ristrutturazioni edilizie sono state fissate al 50 per cento per le spese sostenute entro il limite massimo di 96mila euro per unità immobiliare. L’ultima agevolazione, in ordine cronologico, prevede una detrazione nella misura del 75 per cento delle spese sostenute per interventi finalizzati al superamento e all’eliminazione di barriere architettoniche fino al 31 dicembre 2025.

 

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