Cronaca

Clan Coluccia, immobili acquistati con incassi usurai? Scatta il sequestro preventivo

LECCE/SURBO – Scatta il sequestro preventivo, disposto dal Gip Marcello Rizzo, di due immobili – a Lecce e Giorgilorio – ritenuti riconducibili agli affari del Clan Coluccia. Sarebbero stati acquistati – stando agli accertamenti condotti- tramite prestanome, parenti o amici, di Alì Farhangi, attualmente indagato dacché ritenuto braccio destro di Michele Coluccia e impegnato, insieme a quest’ultimo, nell’attività estorsiva del sodalizio.

Il tentativo del clan di rialzare la testa fu stroncato un anno fa con l’Operazione denominata “Insidia” condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Lecce, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

La stretta dei militari si concretizzò con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 15 soggetti (11 in carcere e 4 ai domiciliari). Al centro dell’attività investigativa, sviluppatasi sui territori di Galatina, Aradeo, Neviano, Cutrofiano e Corigliano d’Otranto, un’associazione di tipo mafioso finalizzata ad usura,estorsioni, violenza privata, detenzione e porto illegale di armi, spaccio e, per alcuni dei sodali, anche allo scambio elettorale politico-mafioso.

Uno dei focus delle indagini, condotte tra il 2019 e il 2021, hanno fatto emergere quanto l’attività usuraia ed estorsiva del clan fosse tra le più redditizie: i tassi usurai – stando a quanto accertato – oscillavano tra il 20 e il 25%.

Alì Farhangi, 60enne di origini iraniane e residente a Surbo, è ritenuto sodale di Michele Coluccia, in concorso con il quale avrebbe gestito l’attività estorsiva a danno di più imprenditori del posto, facendo confluire gli introiti nelle casse del clan.

Tramite intercettazioni e approfondimenti sui flussi economici-finanziari del Farhangi, i carabinieri sono risaliti a due immobili (dal valore complessivo di 300mila euro circa) che il sessantenne avrebbe acquistato tramite persone di fiducia, verosimilmente per eluderne l’eventuale confisca. Di più: lo avrebbe fatto impiegando denaro che, conti alla mano, non poteva derivare dalla sua attività lavorativa, considerato che dal ’97 al 2021 il reddito dell’uomo ammonta complessivamente a poco più di 27mila euro.

Ecco perchè, come richiesto dal Pm e disposto dal Gip, per i due immobili sono scattati i sigilli in chiave preventiva.

E.FIO

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