LECCE – Qui fa freddo. Tanto freddo. Passeggiare per strada o recarsi al Tribunale penale di Lecce non fa differenza. Le temperature gelide che si registrano in città le ritroviamo pure all’interno di Palazzo di Giustizia. Tutta colpa della caldaia, andata in tilt da tempo e che da anni fa le bizze. Funziona a singhiozzo. Ma tant’è. La protesta serpeggia tra i corridoi e, soprattutto, tra le stanze. Dirigenti e dipendenti sono costretti ad indossare giacconi e cappotti. E c’è anche chi preferisce portarsi da casa addirittura una coperta per tenere al caldo le gambe. Una situazione che appare insostenibile per quanti devono lavorare ogni giorno al Tribunale. Disagi si registrano alla Corte d’Appello, all’ufficio del Gip e del Gup, al Tribunale di Sorveglianza, alla Presidenza del Tribunale, alla Procura Generale e Ordine degli Avvocati. Per non parlare delle aule di udienza, in particolare quelle di grandi dimensioni, come in Corte d’Assise dove peraltro si celebrano i processi più importanti che possono durare fino a 10-12 ore. In alcuni casi ci si trova davanti a finestre che non si chiudono e a violenti spifferi d’aria.
Sono circa 400 i dipendenti di Palazzo di Giustizia che si trovano in questa situazione per non parlare degli utenti che ogni giorno si recano in Tribunale.
La protesta comincia a montare. I lavoratori chiedono soluzioni immediate e concrete. E nel frattempo cercando di difendersi come possono utilizzando anche qualche termoconvettore. Risultato? Aumento dei costi energetici, sovraccarico della rete, frequenti interruzioni di elettricità. Si è costretti ogni volta a riavviare i terminali informatici e i personal computer, rischiando anche la perdita di dati rilevanti.
“L’impianto centralizzato di riscaldamento del palazzo di giustizia di viale De Pietro fu revisionato nell’ottobre 2022 ma in sostanza non è entrato mai in funzione – denuncia Giovanni Rizzo, segretario regionale della Confsal-Unsa – mentre non si sa se il mancato funzionamento (in passato più volte avvenuto) dipenda da guasti tecnici, da carenze di manutenzione, da ritardi o intoppi nelle procedure di approvvigionamento e fornitura dei beni e servizi connessi alla climatizzazione degli ambienti di lavoro. I disagi nell’erogazione del riscaldamento sembrano dovuti a inadeguatezza nella fornitura del servizio da parte del concessionario”. Ecco perché il sindacato incoa una soluzione e punta l’indice contro la concessionaria che non ha provveduto per tempo a una puntuale e sufficiente erogazione. E riposte concrete sono attese pure dalla Corte di appello.