Cronaca

Dall’agguato per la spiaggia contesa, l’indagine che li ha incastrati

MAGLIE – Dopo aver visto la morte in faccia, con sette colpi di pistola esplosi da due uomini al suo indirizzo, Aberto Specchia (il destinatario dei proiettili) negò ai carabinieri di averli visti in faccia, salvo poi indicarli con esattezza alla compagna quando era ancora  ricoverato in ospedale e inconsapevolmente intercettato.

È stato questo dettaglio, ancor più dell’agguato in sé, ad insospettire gli inquirenti. Specchia – secondo gli investigatori – non parlò non solo per paura di ritorsioni. Il suo atteggiamento, definito nelle carte dell’inchiesta “omertoso, con dichiarazioni volontariamente generiche”, lasciava presagire altro: Specchia non voleva essere attenzionato dalle Forze dell’Ordine. Ma perché?

È per questo che le indagini, confluite questo martedì mattina in 15 arresti effettuati dai Carabinieri, partendo da quel tentato omicidio per attriti legati alla gestione contesa della spiaggia di Torre Dell’Orso, hanno poi scoperchiato un vaso di Pandora molto più ricco, tra estorsioni, traffico di droga e porto illegale di armi.

Specchia, con la compagna, gestiva il noleggio di ombrelloni e lettini a Torre Dell’Orso. I suoi presunti sicari, Giuseppe Bevilacqua e un secondo uomo (deceduto successivamente in incidente stradale), gestivano un’ attività analoga e in diretta concorrenza. Sarebbe stato il regolamento di conti per quella spiaggia contesa ad affossare i soggetti appartenenti ad entrambi i gruppi avversari, che risulteranno essere interessati non solo al monopolio in riva al mare, ma anche alla droga e alle armi. Interessi per i quali avrebbero avuto contatti e rapporti diretti anche con personaggi di spicco della criminalità locale.

Tra i nomi più pesanti compaiono quelli di: Massimo Trové (ritenuto boss della Scu) con condanna divenuta irrevocabile nel 2002 per mafia e droga; Nicola Greco, ritenuto attualmente affiliato al clan Briganti e con alle spalle una condanna già scontata per l’omicidio di Carmine Greco; Santo Gagliardi, ritenuto membro del clan Pepe, coinvolto nell’operazione Final Blow per spaccio e associazione mafiosa; senza considerare poi i contatti con la criminalità tarantina, con incontri accertati nel cimitero di Sava per non destare sospetti.

A sovraintendere le attività di contrattazione e acquisto dello stupefacente, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe stato Giuseppe Bevilacqua (uno dei presunti sicari di Specchia). Le indagini condotte sul suo conto hanno riservato, tra l’altro, un colpo di scena: Bevilacqua è ritenuto coinvolto, al momento in qualità di favoreggiatore, nel tentato omicidio di Antonio Amin Afendi, a Casarano, il 25 ottobre 2019.

Avrebbe aiutato Giuseppe Moscara, condannato in primo grado per quell’agguato, procurandogli una tanica di benzina con la quale entrambi avrebbero poi dato fuoco alla vettura utilizzata da Moscara per commettere il delitto.

E.FIO

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