LECCE – “Di pressioni ne ho subite tante, le persone in graduatoria premevano perchè gli alloggi popolari fossero loro assegnati definitivamente. Qualcuno è arrivato a minacciarmi, ad aspettarmi fuori dall’ufficio, non ho mai denunciato perchè ho sempre compreso l’esasperazione di chi attendeva una casa“. È con queste parole che Attilio Monosi, rispondendo al Pubblico Ministero Massimiliano Carducci, arriva dritto al punto: le uniche pressioni subite sulle assegnazioni degli alloggi popolari, quando era assessore a Palazzo Carafa, nulla avrebbero a che vedere con la politica o il voto di scambio.
Con il suo secondo ascolto in aula bunker, entra nel vivo il processo sulle presunte irregolarità nelle assegnazioni di case popolari a Lecce, frutto di un’inchiesta delle fiamme gialle confluita nel 2018 in 7 arresti e 47 iscritti nel registro degli indagati.
Monosi – inquadrato dagli inquirenti come un personaggio chiave, in grado di dare una veste legale all’assegnazione indebita di case popolari – in aula ribatte punto per punto alle accuse.
Uno dei focus è la chiamata intercettata con il parlamentare Roberto Marti, ex assessore alla casa a Lecce. Perché Monosi nel 2014 lo chiamò per parlare delle assegnazioni? “Da ex amministratore leccese, tra l’altro di lungo corso – ha detto Monosi – aveva un appeal diverso diverso dal mio, che mi sono ritrovato assessore quasi per caso. C’era una protesta in corso in quel periodo, legata ai ritardi nell’assegnazione degli alloggi: una sua chiamata sarebbe bastata a sedarla, lo contattai per questo“.
Il pm sposta poi il focus sul rapporto con Luca Pasqualini, dal 2012 assessore al Traffico. L’interrogativo: perchè Monosi – intercettato – definisce un gruppo di inquilini “amici di Pasqualini”?
“A volte si utilizza nel quotidiano un linguaggio improprio, per semplificare – replica Monosi – li definivo amici perchè Pasqualini conosceva queste persone da quando era operatore nell’Ufficio Casa della Lupiae Servizi, per questo si rivolgevano impropriamente a lui piuttosto che all’assessore al ramo“.
E poi ancora, sempre su input del Pubblico Ministero, Monosi non rinnega di aver regalato biglietti per le giostre di Sant’Oronzo. “Anzi, vi dirò che ho fatto di più -aggiunge – a qualcuno in estrema difficoltà ho pagato anche le bollette, perchè per me i rapporti umani vengono prima di tutto“. E ancora: “In campagna elettorale ho inoltrato messaggi ai beneficiari degli alloggi così come ho fatto con un migliaio di persone nella mia rubrica – incalza ancora – per me erano come tutti gli altri“.
A difendere Monosi sono gli avvocati Riccardo Giannuzzi e Luigi Covella.
Al banco degli imputati, tra gli altri, ci sono anche l’ex assessore comunale Luca Pasqualini e l’ex consigliere Antonio Torricelli (oggi assente in aula). Saranno ascoltati nelle prossime udienze, accusati – al pari di Monosi – di corruzione in atti contrari ai doveri d’ufficio, abuso d’ufficio e corruzione elettorale.
E.FIO