LECCE – Pranzi e cene opulente. Tavole imbandite come se non ci fosse un domani. Calici di vino, spumante e champagne. Fiumi di allegria tra abbracci e sorrisi. E’ il Natale della condivisione e della tradizione, della famiglia e delle famiglie, allargate o ristrette poco importa. Ma non è ancora il Natale dell’accoglienza e della solidarietà. Perché spente le luci della ribalta resta il buio dell’indifferenza e dell’apatia, del dolore e della rassegnazione. Gli ultimi restano ultimi, al di là delle belle parole e dei buoni propositi. dimenticati da tutti, o quasi. Sono invisibili. Eppure anche (e soprattutto) loro meritano attenzione. E rispetto. Perché non possono e non debbono passare inosservati. Non ci si può abituare alla loro presenza sulle nostre strade. Perché la loro presenza corrisponde alla nostra assenza. Di tutti. Troppo facile chiamare sempre in causa solo e soltanto le Istituzioni.
Basta fare un giro nelle nostre città per rendersi conto che i clochard – termine utilizzato quasi a voler edulcorare persone sole ed emarginate – sopravvivono accampati negli angoli più disparati. Non chiedono aiuto, spesso sono loro stessi a rifiutarlo. Ma ciò non ci esime dalle nostre responsabilità. A volte basta poco. Basta fermarsi e ascoltare le loro storie, il loro vissuto personale condito da sofferenze e privazioni, ma anche da delusioni e mancanza di affetto. Perché al di là di tutto è l’amore il motore che fa girare il mondo che ci rende unici e irripetibili, capaci di provare emozioni e donare sentimenti autentici.
E’ vero, nessuno deve restare indietro. Peccato che questa società ci insegni il contrario: non solo bisogna correre (verso dove poi?) ma occorre arrivare primi. Ma a noi questo gioco non interessa. Preferiamo altre vittorie. Preferiamo anteporre il noi all’io.
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