LECCE –Marco, nome di fantasia che scegliamo a sua tutela, è soltanto uno dei tanti operatori della sanità che nella campagna vaccinale si è speso senza riserve e che, ad oggi, in barba alle promesse attende ancora il dovuto riconoscimento.
Del caos premialità covid, in Puglia ancora non saldate, parliamo da giorni e un piccolo barlume di speranza si è palesato soltanto nelle scorse ore, per voce dell’assessore regionale al ramo Rocco Palese e del Direttore del Dipartimento Salute, Vito Montanaro.
Ma come hanno vissuto quel periodo medici e infermieri che, continuando ad onorare il proprio impegno in reparto, non hanno esitato a fine turno a raggiungere gli hub, conducendo la battaglia al nemico invisibile in prima fila? Ce lo racconta Marco. “Ho collezionato 110 ore di servizio extra negli hub – dice – ma ci sono colleghi che ne hanno collezionate anche 400. La mia giornata tipo in quei mesi? Turno dalle 7 alle 14 in reparto e poi dalle 15 alle 21 negli hub. Più volte ho vaccinato dopo il turno di notte: ci siamo assunti anche quella responsabilità, restare lucidi dopo il turno di notte non è semplice. Essere lucidi, invece, era un imperativo”.
Un segnale di accelerata sulla remunerazione dovuta, si diceva, è arrivato nelle scorse ore. E la speranza adesso è tutta lì: nell’auspicio che alla sollecitazione indirizzata a tutte le Asl pugliesi si dia seguito al più preso.
Una pressing in tal senso era arrivato dal consigliere regionale Paolo Pagliaro, che già a ottobre aveva presentato un’interrogazione urgente: “Basta rinvii -aveva scritto- per medici e infermieri che, per il sacrificio professionale e umano compiuto, hanno meritato il riconoscimento di compensi extra”.
Le premialità, val la pena ricordarlo, erano attese nelle busta paga di novembre come termine ultimo. Non resta adesso che sperare che la sollecitazione inoltrata alle aziende sanitarie partorisca al più presto quanto promesso e dovuto.
E.Fio