LECCE- Può diventare un caso nazionale la sentenza emessa dalla Sezione Lavoro del Tribunale di Lecce e divenuta esecutiva nei giorni scorsi, che condanna Inps e Agenzia Riscossione a restituire ad un imprenditore salentino ben 50mila euro. Sentiamo perché.
Secondo i calcoli dell’Inps e dell’Agenzia Riscossione avrebbe dovuto pagare 36mila euro per contributi previdenziali arretrati. E invece non solo non ha pagato, ma ha portato i due enti dinanzi al giudice, che gli ha riconosciuto un credito di 50mila euro.
L’odissea, iniziata nel 2018, vede protagonista un imprenditore salentino che si è visto recapitare una cartella esattoriale di circa 36mila euro per contributi previdenziali risalenti ad oltre dieci anni prima. L’imprenditore, difeso dall’avvocato Matteo Sances, aveva sempre contestato quelle somme perché a suo dire già versate e peraltro ampiamente prescritte. La Sezione Lavoro del Tribunale di Lecce gli ha dato ragione: con sentenza pubblicata il 21 settembre scorso, divenuta definitiva nei giorni scorsi, ha accertato non solo che le somme erano già state pagate ma addirittura che i pagamenti non erano dovuti, condannando gli enti a restituire quasi 50mila euro.
La sentenza, non appellata e passata dunque in giudicato, costituisce un importante precedente giudiziario perché potrebbe ripetersi con altri contribuenti pronti a presentare ricorso in base ad analoghi presupposti. Il caso diventa nazionale: nella stessa posizione dell’imprenditore leccese si troverebbero molti altri cittadini che potrebbero a loro volta fare riferimento alla sentenza emessa dal Tribunale di Lecce per i loro ricorsi.
I contributi Inps, infatti, si prescrivono in cinque anni e non possono essere richiesti successivamente al contribuente. La Cassazione ha sancito non solo la prescrizione dei contributi previdenziali in cinque anni, ma ha previsto anche che una volta prescritti l’Inps non possa in nessun caso accettare i pagamenti dai contribuenti. Nel caso dell’imprenditore salentino, invece, i pagamenti erano stati effettuati ben oltre il termine di cinque anni e quindi dovevano essere restituiti.
Sul punto interviene anche Antonio Sorrento, presidente di «Partite Iva Nazionali» e referente del Movimento Consumatori a Maglie: “Da tempo . spiega – abbiamo sottolineato alle istituzioni il problema dei contributi previdenziali e assistenziali prescritti, perché non è ammissibile che gli enti continuino indisturbati ad intimare il pagamento di queste pretese ormai vietate per legge. Ecco perché stiamo predisponendo insieme a Unilavoro Pmi e ad altre associazioni di imprese e professionisti un progetto di legge per cancellare definitivamente queste cartelle”