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Dall’impresa dell’86 al cucchiaio di Totti: quante storie in Roma-Lecce

LECCE (G. Serafino) – Dici Roma-Lecce e pensi all’incredibile, storica, vittoria dei salentini del 20 aprile 1986. Quel 2 a 3 costato lo scudetto ai capitolini, alla penultima giornata, contro un Lecce già retrocesso, ma che costò carissimo ai padroni di casa. I ricordi vanno sempre lì, in quella che ad oggi resta l’unica affermazione leccese in casa della Roma. Gol di Di Chiara e doppietta di Barbas: nomi indelebili nella storia.

Era la prima volta, quella, che Roma e Lecce si incrociavano in campo in terra laziale: nella stagione 88/89, al ritorno dei salentini in Serie A, arrivò un pareggio, per uno a uno: al vantaggio di Rizzitelli, replicò Pablo Pasculli e un po’  tutti iniziarono a pensare che la Roma avesse trovato nei giallorossi pugliesi la propria bestia nera. In realtà, la storia poi ha raccontato ben altro perché dopo quei due sorprendenti risultati, nella Capitale sono arrivate otto sconfitte, dal 1990 al 2004. Roboante, tra queste, quella in cui incappò il Lecce di Cavasin nel 2001, quando allo stadio Olimpico la Roma guidata da Capello ne rifilò cinque a Stovini e compagni.

Per trovare il successivo risultato utile bisogna andare al 22 settembre 2004. Era la Roma allenata per poche settimane da Rudi Voeller contro lo spumeggiante Lecce di Zdeněk Zeman. E anche qui è storia perché resta nella mente di tutti il clamoroso cucchiaio dal dischetto del rigore di Francesco Totti neutralizzato con classe da Vincenzo Sicignano. I gol di Cassano e Mancini non bastarono i lupacchiotti per battere un Lecce stoico, andato in rete con Cassetti e Bojinov.

Resta quello l’ultimo punto conquistato dal Lecce al cospetto della Roma. L’ultimo precedente in Serie A è quello della stagione 2019/20, poche settimane prima del lockdown: 4 a 0 il successo degli uomini di Fonseca su quelli di Liverani.

L’ultima in ordine di tempo, invece, si è giocata lo scorso anno, in Coppa Italia, con il successo della Roma per 3 a 1 contro un Lecce uscito comunque dall’Olimpico a testa altissima. Ecco, è da lì che si dovrà ripartire: dalla voglia, dalla grinta e dalla prestazione. Chissà se il destino ha in serbo qualche altro scherzetto da iscrivere nella storia.

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