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Relazione DIA: evoluzione mafie pugliesi. La scu ha approfittato anche del Covid

LECCE – La criminalità organizzata vive e si trasforma. E, lungo tutta la Puglia, nelle sue varie divisioni territoriali, cresce e si evolve. È quanto ha documentato la DIA, Direzione Investigativa Antimafia, nella sua relazione depositata dal Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre 2021.

“Nella mafia pugliese coesistono espressioni delinquenziali in continua evoluzione e tradizionalmente distinte in mafia foggiana, camorra barese e sacra corona unita, che hanno saputo sviluppare una politica di consolidamento e di espansione territoriale caratterizzata sia da una penetrante e pervasiva capacità di controllo militare del territorio, sia da una spiccata vocazione relazionale finalizzata all’attuazione di un più evoluto modello di mafia degli affari”. I tentacoli della criminalità, come affermato più volte di recente dagli inquirenti, si introducono sempre più nel tessuto sociale ed economico. Una presenza che diventa quasi “sistemica” e, per questo, da debellare sul nascere. Per le mafie pugliesi, “appare sempre più chiara la consapevolezza di considerare il “territorio” come una realtà caratterizzata dalla compresenza di due spazi tra loro strategicamente interdipendenti, in quanto l’uno funzionale all’altro e viceversa: la strada e il carcere” scrive l’ex Procuratore Generale della Corte Suprema di Cassazione, Giovanni SALVI.

“La strada è il luogo naturale di affermazione esterna della potenza mafiosa e della sua generalizzata capacità di assoggettamento violento, con la conseguente “fama criminale” che ne deriva. Il carcere è lo spazio del consolidamento interno degli assetti strutturali e organizzativi del gruppo criminale, in cui si sacramentalizza il vincolo mafioso, anche mediante la celebrazione dei riti di affiliazione”. Delineata, provincia per provincia, la mappa dei principali gruppi criminali che agiscono sul territorio. “La grande capacità di adattamento ha permesso alle consorterie leccesi di addentrarsi con scaltrezza nella situazione di precarietà e di insicurezza economica causata dalla crisi sanitaria da COVID-19 passando da metodi di diretta prevaricazione a modalità di infiltrazione economiche volte a favorire relazioni di scambio e collusioni nei mercati legali, “condizione che consente il reimpiego del denaro provento dei traffici delittuosi e il sempre maggior controllo delle attività costituenti il tessuto economico locale”. Queste le parole del Questore di Lecce Andrea VALENTINO, che ha evidenziato come le associazioni mafiose salentine sembrino “adottare una strategia finalizzata al reinserimento di personaggi di spicco, reduci da più o meno lunghi periodi carcerari, nell’economia e nelle società legali cercando di fornire loro una ricostituita immagine di imprenditori o lavoratori”. Il risultato è inevitabilmente quello di un silenzioso ma pervicace inquinamento dell’economia legale con disomogeneità nella distribuzione del reddito, degli aiuti statali, dell’allocazione delle risorse produttive e quindi un’alterazione delle regole della libera concorrenza di mercato. “In linea di continuità col passato nell’intero circondario salentino anche i reati contro il patrimonio e nello specifico le estorsioni198 non hanno fatto mancare i connessi segnali intimidatori e violenti in danno di beni mobili ed immobili di proprietà di artigiani, commercianti e imprenditori ma anche funzionari pubblici ed esponenti delle Amministrazioni locali. A riprova della capacità aggressiva dei diversi sodalizi leccesi suscita una particolare preoccupazione anche il cospicuo numero di armi sequestrate nell’ambito delle attività di contrasto”.
Capitolo sbarchi: in questo semestre la costa leccese è stata interessata da fenomeni massicci con imbarcazioni provenienti da Paesi dell’Africa sub sahariana e del Medio Oriente”.

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