Otranto, favori e “magie” per lidi, ristoranti e b&b. Nel baratto anche un avvocato

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OTRANTO – “Quante ce ne siamo scampate… e qua hanno tentato di denunciarci per le coglionate invece no?“. Intercettato, Luciano Cariddi tira un sospiro di sollievo per l’incapacità degli investigatori. Lo scrive a chiare lettere la Gip Cinzia Vergine, nel provvedimento di misure cautelari emesso ieri e confluito in 10 arresti (di cui 8 ai domiciliari) e sessanta iscrizioni nel registro degli indagati.

E invece il lungo elenco di presunti illeciti, secondo l’ex sindaco sfuggiti alle Forze dell’Ordine, è tutto nelle carte dell’inchiesta, anche con intercettazioni fiume. In primis quelle gli con gli imprenditori accusati di baratto di favori.

I dialoghi tra Cariddi e Salvatore Giannetta, titolare di più supermercati a Otranto e dintorni, dipingerebbero uno scambio di favori in questi termini: allo studio ingegneristico di famiglia sarebbero andati più incarichi professionali e il sostegno elettorale per Luciano, in corsa per il Senato nel 2018. In cambio Giannetta avrebbe ottenuto un bene demaniale con cessione diretta, una piazzetta sul lungomare prospicente ad un immobile che aveva già acquistato per farne un ristorante e b&b di lusso. Non prima, tra l’altro, di cambiarne la destinazione d’uso: da “civile abitazione” doveva diventare un “pubblico esercizio”. Manovre che richiedevano macroscopiche forzature negli atti amministrativi, se non proprio magie, attuate secondo gli inquirenti tramite il funzionario comunale responsabile dell’area Ambiente, Giuseppe Tondo. Quest’ultimo, a sua volta, per gli atti contrari ai doveri d’ufficio avrebbe intascato soldi e ricavato dal Giannetta anche incarichi per il figlio geometra.

Non solo. Secondo l’impianto accusatorio il patto tra il re dei supermercati e i Cariddi prevedeva un favore anche per suo cognato, l’imprenditore Giovanni Bello, titolare del lido “Salento holiday beach”.

Rassicurando Giannetta su quest’ultima bega, risolta in Comune del fratello, Luciano Cariddi (sempre intercettato) arriva dritto al punto: “Io sono candidato Salvatore, adesso devi dirmi tu dove arrivi per darmi una mano al Senato (…) – dice – fammi capire se ai dipendenti devi intervenire tu (…) io ti mando una cartina geografica dove ci sono dentro tutti i comuni del collegio che riguarda me”. E di fatto il bacino elettorale garantito dall’imprenditore al Cariddi consiste – si legge nell’ordinanza – nei dipendenti dei suoi supermercati sparsi nell’hinterland.

L’organizzazione di incontri direttamente sul posto di lavoro e party propagandistici accattivanti sarebbe stata capillare: “se tu me lo dici per tempo organizzo addirittura una mini festa proprio – propone Giannetta – così poi come finisci (..) vieni, noi intanto facciamo un po’ di karaoke (…) perchè è inutile che porti materiale che ogni dieci ne prendi uno se sei fortunato (…) mangiamo, beviamo, un pò di karaoke, una cosa… e poi c’è una preghiera che dovrei farvi“. Cariddi, a dire del suo presunto procacciatore di voti, poteva dormire sogni tranquilli: i suoi dipendenti erano tutti già “plagiati” dice.

Sempre nel presunto scambio di favori tra politica e imprenditoria si inquadra il ruolo di Luigi Bleve, imprenditore che lo scorso anno acquistò la mega struttura del country club, abbandonata da 20 anni, per farne un resort a cinque stelle. Una notizia che il sindaco Cariddi commentó con entusiasmo pubblicamente: “Con una serie di modifiche nel nuovo Pug l’investimento si è reso più interessante” dichiarò alla stampa.

Quello che non fu detto pubblicamente, invece, è ricostruito nelle carte: tre anni prima Bleve finanziò con 10mila euro la candidatura di Luciano al Senato, offrendogli anche automezzi per la propaganda; per i lavori nei suoi stabilimenti (tra cui il noto “Miramare”) Bleve scelse il terzo fratello Cariddi, Stefano (titolare di una falegnameria a Otranto); come progettista scelse poi Pierpaolo, incaricando ufficialmente il suo collaboratore Marco Maggio, ritenuto dagli inquirenti un semplice prestanome. Ed è proprio al “Miramare”, per il tramite dei tecnici comunali Tondo e Maggiulli, che i due fratelli Cariddi avrebbero spianato la strada tramite atti illegittimi e pressioni al comandante della Polizia Locale affinchè chiudesse un occhio durante i sopralluoghi tecnici.

Nell’ambito delle pressioni in favore di stabilimenti balneari si inquadra, infine, anche il presunto coinvolgimento dell’avvocato Mauro Finocchito, attualmente indagato. Nel ruolo di consulente legale di Antonio Stefanelli, gestore del lido “La Castellana”, è accusato insieme a quest’ultimo di pressing sull’amministrazione per ritardare qualunque intervento su abusi edilizi già accertati dal NOE. Il tutto, ancora una volta, tramite artifizi concordati, per evitare i paventati sequestro e demolizione. In cambio, la redazione di un nuovo progetto sarebbe stata affidato a Pierpaolo Cariddi e imbastita ad arte insieme ai diretti interessati.

Erica Fiore

 

 

 

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