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Il caro bollette energia pesa anche su Rsa e centri diurni

L’aumento dei costi energetici sta mettendo in ginocchio anche le residenze sanitarie per anziani e i centri diurni salentini e pugliesi. È quanto lamenta Antonio Perruggini, presidente dell’associazione di categoria “Welfare a Levante”, in una lettera inviata al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, e all’assessore alla sanità Rocco Palese. Perruggini evidenzia “il gravissimo ulteriore problema dei costi energetici, in numerosi casi addirittura triplicati”.

Situazione analoga in Salento. Lo conferma a Telerama Cesare Caracuta, coordinatore di una decina di centri diurni della provincia di Lecce. I costi della bolletta della luce – dice – sono passati in media da 600 a 1500 euro al mese. Un aggravio che si aggiunge al problema irrisolto del mancato accreditamento, in sospeso ormai da due anni e mezzo. La questione è stata portata in Consiglio regionale ma nulla si muove, nonostante le rassicurazioni dell’assessore Palese. Da due anni e mezzo – ribadisce Caracuta – i centri aspettano la rimodulazione delle tariffe e l’accreditamento da parte della Regione, nonostante già da gennaio 2020 si siano dovuti sobbarcare i costi degli adeguamenti strutturali e dei requisiti minimi organizzativi imposti dai regolamenti regionali 4 e 5 in materia di servizi sociali.

Per una struttura con trenta posti letto, è stato necessario contrattualizzare un medico e un direttore sanitario. Costi importanti, che i gestori contavano di poter sostenere con il previsto aumento di circa 15 euro al giorno (da 62 a 77 euro) della quota regionale riconosciuta per ciascun ospite. Così non è stato. Intanto i costi sono lievitati a dismisura, non solo per il personale ma anche per i rincari dei costi dell’energia, dei pasti e del trasporto giornaliero dei pazienti, di cui molti centri diurni sono costretti a farsi carico. Questo costo, che dovrebbe essere a carico della Asl per il 40 per cento e degli ambiti sociali per il 60 per cento, è coperto dalla Regione solo per gli ambiti di Galatina e Nardò, mentre non viene erogato per quello di Martano. Una situazione insostenibile che pesa sulla gestione dei centri diurni e mette a rischio centinaia di posti di lavoro, oltre alla continuità del servizio irrinunciabile assicurato agli ospiti con disabilità e anziani, per cui questi luoghi rappresentano spesso l’unica alternativa all’isolamento.

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