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Le rivelazioni di Coluccia: i parcheggi abusivi del Palarock di Aradeo gestiti dal clan

LECCE- Traffico di droga, suddivisione delle piazze dello spaccio di cocaina, contrabbando, gestione di somme di denaro anche di 100 mila euro per mantenere i familiari dei boss detenuti e il controllo dei parcheggi abusivi durante gli eventi presso il Palarock di Aradeo e di una struttura per cerimonie. Sono diversi gli episodi ricostruiti da Gerardo Dino Coluccia, nuovo collaboratore di giustizia, nelle sue rivelazioni agli inquirenti seguite alla decisione di vuotare il sacco per cambiare stile di vita e accedere al programma di protezione.

I verbali di due interrogatori, uno risalente a soli tre giorni fa, sono stati depositati dal pm della Dda Carmen Ruggiero durante l’udienza preliminare per i coinvolti nell’operazione antimafia “Insidia” del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Lecce. Tra gli arrestati del 7 febbraio scorso, oltre ai boss storici del clan attivo tra Noha, Galatina, Aradeo, Neviano, Cutrofiano e Corigliano d’Otranto c’era proprio il nuovo collaboratore che ora ammette di aver fatto parte dell’organizzione sin dal 1995 con l’icarico, in primis, di occuparsi della latitanza di Antonio Coluccia per conto di Rosario Coluccia, di riportare agli altri i suoi ordini come il commettere attentati nei confronti del clan di Galatina contrapposto al loro conquistare sempre maggiore supremazia.

Gerardo Dino, assistito nell’interrogatorio dall’avvocato Giancarlo Raco, parla di Michele Coluccia come del vero capo del clan, il più alto in grado, ruolo ricevuto direttamente da Mario Tornese. Diversi i personaggi titati in ballo, ognuno con i rispettivi ruoli e ammette che le dichiarazioni rese dal collaboratore Cianci da cui era scaturita l’operazione attuale, erano tutte vere. Gli affari erano garantiti anche dalla gestione, sempre per conto del clan, dei parcheggi in occasione di eventi e spettacoli organizzati nel palarock di Aradeo: cinque euro per ogni auto, la metà al clan e l’altra utilizzata per pagare i ragazzi che vi lavoravano. Una donna appartenente alla famiglia Coluccia, secondo quanto rivelato dal collaboratore, faceva parte della società che gestiva gli eventi e poiché gli altri soci non si erano comportati bene con lei era partito l’ordine di collocare una bottiglia incendiaria per intimidirli.

I legali degli altri imputati avranno tempo di leggere e valutare le dichiarazioni sino al 28 ottobre, data della prossima udienza.

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