OTRANTO – Dopo il sopralluogo della Procura in riva al mare di Otranto, in contrada Cerra, nel punto esatto in cui Flavio Briatore aveva scommesso su uno stabilimento, adesso è arrivato il giorno della sentenza. Sul lido di lusso, stoppato in fase di costruzione, da 5 anni sono apposti i sigilli.
Il processo, avviato per presunti abusi urbanistici ed edilizi per la creazione dello stabilimento di lusso, è arrivato dunque alle battute finali: la decisione è attesa nelle prossime ore.
In mattinata in aula bunker, davanti ai giudici della seconda sezione penale presieduta da Pietro Baffa, il pubblico ministero Alessandro Prontera è arrivato, per primo, dritto al dunque. Ha invocato una condanna di quattro anni per l’imprenditore Raffaele De Santis, presidente della società “Cerra srl”, incaricata di realizzare l’opera. Stessa richiesta di condanna per l’ingegnere Emanuele Maggiulli, all’epoca dei fatti a capo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Otranto. Invocata anche la condanna del sindaco Pierpaolo Cariddi ,attualmente sospeso dalla sua funzione perchè indagato nell’inchiesta, nata dall’operazione Re Artù delle Fiamme Gialle, su presunti scambi di favori tra politica e sanità. Per ciò che riguarda la struttura balneare, il pm ne ha invocato la confisca.
Una lunga requisitoria quella del Pubblico Ministero, che ha parlato di evidenti forzature nell’iter autorizzativo di quel progetto che magicamente avrebbe trasformato un’area censita come “rurale” in turistico-ricettiva. Il tutto – ha incalzato – in barba alle norme sulla tutela del territorio. Violazione tale da profilare l’accusa di falso ideologico.
A rigettare ogni accusa, chiedendo l’assoluzione dei propri assistiti, gli avvocati difensori Adriano Tolomeo, Antonio Quinto, Gianluca D’Oria, Antonio De Mauro e Andrea Sticchi Damiani.
La sentenza, si diceva, è attesa nel pomeriggio e non solo per il Twiga, ma anche per il Dolce Riva di Otranto in località “Grotta Monaca”. Le ipotesi di reato, anche in questo caso, riguardano abusi edilizi, falso ideologico e abuso d’ufficio, oltre alla distruzione o deturpamento di bellezze naturali in un’area censita come agricola.
E.FIO