Attualità

Astensione dalle udienze il 27 e 28 giugno: la protesta per difendere l’immutabilità del giudicante

LECCE – “Le due giornate di astensione dalle udienze proclamate dalle Camere Penali vogliono rappresentare un momento di protesta ferma verso l’ennesima contrazione delle garanzie processuali a danno dei cittadini. L’astensione, inoltre, vuole favorire la partecipazione ad un dibattito pubblico, organizzato dalla Camera Penale di Lecce per il 27 giugno 2022, sul tema intorno al quale ruota la protesta”. La giunta della Camera Penale di Lecce spiega così le ragioni della protesta con astensione dalle udienze proclamata dall’unione nazionale delle camere penali italiane per il 27 e 28 giugno .

“La prassi giudiziaria, sulla scorta di una sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite (Bajrami, n. 41736/19) ha di fatto eliminato un diritto cardine del giusto processo, radicato nel nostro ordinamento, ovvero l’obbligo di immutabilita’ del giudicante che prevede che il giudice dinanzi al quale si forma  la prova sia lo stesso che emette la sentenza ( art. 525 c.p.p.) È evidente che il giudice che assiste alla formazione della prova è messo nelle condizioni di percepire in maniera diretta, piena, immediata quanto accade nell’aula di udienza, in termini anche di espressioni non verbali e di comportamenti delle parti processuali e dei testimoni.

La stessa conduzione del processo con la selezione delle prove deve trovare logico sbocco nella sentenza e ciò può essere garantito solo dalla immutabilita’ del giudice o del collegio di giudici. Consentire, come oggi accade, che le diverse udienze, e la assunzione delle prove, in uno stesso processo vengano governate da giudici che possono essere anche diversi e che la stessa sentenza possa essere pronunciata da un giudice che non ha partecipato alla assunzione delle prove, significa creare una frammentazione del meccanismo processuale che nuoce alla genuinità della decisione. Una cosa è ascoltare e vedere un testimone, altra leggere freddamente le dichiarazioni che ha reso. Soprattutto, il continuo cambio degli organi giudicanti in un medesimo processo è causato da esigenze tabellari determinate da motivi di carriera, questioni personali di trasferimento e da fatti privati dei magistrati che non devono generare una limitazione dei diritti processuali delle parti e, quindi, degli utenti della Giustizia. Occorre opporsi fermamente a tale forte compromissione dei principi di oralita’ e immediatezza del contraddittorio, pretendendo la piena applicazione dell principio della immutabilia’ o, quantomeno, la videoregistrazione di ogni fase processuale con eventuale pubblica rivisitazione videoregistrata dell’intero processo in caso di cambiamento del giudice in corso”.

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