Ancora tante incertezze sul futuro dell’Enel a Brindisi. E il 2025 si avvicina…

BRINDISI – Aveva fatto colpo, nei giorni scorsi, la notizia pubblicata da un quotidiano locale in cui Enel annunciava il proprio impegno per la creazione di una base logistica attraverso l’utilizzo delle aree inserite all’interno di una zona franca riconosciuta proprio alla società elettrica.

Una sintesi, a dire il vero molto risicata, di un progetto ben più vasto di cui si era parlato in passato e che aveva visto protagonista la CNA.

In sostanza, in previsione del 2025, si era ipotizzato di utilizzare le banchine attualmente destinate allo scarico del carbone, così come i piazzali, l’asse attrezzato e i due dome per creare una delle più grandi basi logistiche del Mediterraneo.

In realtà, quello che abbiamo letto nei giorni scorsi è cosa decisamente più piccola e quindi è logico chiedersi che fine faranno le due grandissime cupole presenti a Cerano per ospitare il carbone al coperto e soprattutto i 14 chilometri di nastro trasportatore ed asse attrezzato.

Domande che meritano risposte precise e soprattutto un pieno coinvolgimento del territorio.

Sta di fatto, però, che dopo quelle anticipazioni di stampa dell’argomento non si parla più. E’ come se ci fosse un momento di amnesia generale con cui si ignora il fatto che tra meno di tre anni la centrale turboelettrica di Cerano sarà dismessa, con le conseguenze economiche ed occupazionali che si possono facilmente immaginare.

Un motivo in più perché il confronto tra Enel e territorio diventi serrato, magari anche con la mediazione del governo nazionale. Il tutto, partendo da un dato: Enel dica con chiarezza quanto e come vuole investire nel territorio brindisino e in che tempi provvederà a smontare tutto ciò che non sarà più riutilizzabile ed a bonificare le aree. Interventi, questi, che richiederanno cospicui investimenti ed anni di lavoro. Ma il silenzio, anche in questo caso, fa solo danno al territorio.

Mimmo Consales

 

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